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In pericolo i difensori dei diritti dei lavoratori

Dopo le uccisioni di Berta Cáceres e Nelson García si intensificano gli appelli delle chiese latinoamericane in difesa degli attivisti

A seguito delle recenti uccisioni di Berta Cáceres e Nelson García, entrambi leader del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh), le chiese e altre organizzazioni attive in America Latina hanno intensificato gli appelli in difesa dei diritti dei lavoratori honduregni.

Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite, in merito alla situazione dei difensori dei diritti umani, ha esortato l’Honduras «a intraprendere azioni immediate e concrete, per non rischiare di trasformare il paese in una zona senza legge che mette in pericolo la vita dei difensori dei diritti umani».

La fondatrice del Copinh, Berta Cáceres, è stata assassinata il 3 marzo, e il leader portavoce dell’organizzazione, Nelson García, è stato ucciso il 15 marzo in Honduras.

In una dichiarazione resa alla stampa il 18 marzo, nel corso della 31a sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra, Forst si è rammaricato che l’uccisione di García fosse avvenuta nonostante gli appelli rivolti all’Honduras affinché attivasse misure precauzionali a favore di tutti i membri del Copinh.

Da anni le chiese membro della Federazione luterana mondiale (Flm) in America Latina, insieme alle organizzazioni della società civile, sono impegnate in Honduras nella difesa dei diritti umani dei lavoratori e nella lotta contro le ingiustizie.

Il 12 marzo scorso ad Alba Posse, nel nord-est dell’Argentina, circa 150 rappresentanti delle chiese locali e brasiliane e i rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani hanno partecipato ad una celebrazione ecumenica, organizzata dalla Chiesa evangelica di confessione luterana in Brasile. Nel corso dell’evento oltre a rendere omaggio all’impegno della Cáceres, i presenti hanno richiamato i governi argentino e brasiliano a «mantenere il fiume Uruguay libero da dighe», in quanto tale costruzione causerebbe problemi sociali, ambientali e di salute.

Berta Cáceres, insieme ad altri attivisti, si opponeva alla costruzione della diga idroelettrica Agua Zarca sul fiume Gualcarque nel nord-ovest. Il progetto, sostenuto da imprenditori privati e dal governo, non ha ricevuto il consenso da parte dei cittadini indigeni Lenca e dal Copinh.

«L’omicidio di Berta Cáceres invia un messaggio devastante a tutti gli honduregni che cercano di esercitare i loro diritti», hanno dichiarato le organizzazioni religiose, ambientaliste e quelle dei diritti umani in una lettera indirizzata al Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, John Kerry, nella quale si chiede di fare pressione sul governo honduregno affinché persegua i responsabili dell’uccisione di Cáceres e di quella di altri difensori dei diritti umani, avvenute negli ultimi anni.

La pastora Suyapa Ordoñez, della Chiesa luterana cristiana dell’Honduras (Iclh), e coordinatrice nazionale della rete delle donne, ha condannato l’assassinio della Cáceres, che conduceva una «lotta instancabile» in difesa dei diritti di coloro che sono emarginati dai sistemi politici ed economici ingiusti del paese, e ha espresso la speranza che la morte della giovane attivista non rimanga impunita come altri simili omicidi compiuti in Honduras. Tra il 2002 e il 2014 ben 111 attivisti dei diritti umani sono stati uccisi, dei quali 80 solo negli ultimi tre anni.

Fonte: Flm
Foto: Alba Posse: argentini e brasiliani manifestano contro la costruzione di dighe idroelettriche sul fiume Uruguay, di Tatiana Lencina

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