«Giulio non aveva contatti con i servizi segreti»
30 marzo 2016
A Roma una conferenza stampa al Senato della Repubblica per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni
«Giulio era sereno e stava attraversando un periodo felice della sua vita», ha ricordato ieri pomeriggio Claudio Regeni in occasione della conferenza stampa a Roma, presso il Senato della Repubblica, per chiedere verità e giustizia per la morte di suo figlio Giulio.
Lo scorso 23 marzo, data prevista per il rientro dall’Egitto «avremmo riabbracciato Giulio in Italia: se non fosse morto in circostanze ancora difficili da capire e dopo aver subito torture e violenze. Per Giulio – ha proseguito papà Claudio – quel 23 marzo rappresentava un’ulteriore tappa per completare il suo ciclo di studi di dottorato. Purtroppo non è stato così. Sono stato io a ricevere la triste notizia della sua scomparsa da una telefonata giunta dalla Console italiana».
Ad oggi il Governo egiziano «non ha mai voluto collaborare veramente per fare luce e rendere giustizia per la morte di Giulio Regeni», ha chiosato il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato e coordinatore della conferenza stampa. «Credo si debba porre in tempi urgenti la questione del richiamo in Italia del nostro ambasciatore in Egitto “per consultazioni”, un gesto non solamente simbolico ma utile a far comprendere come il nostro paese stia seguendo con attenzione questo caso. Un caso – ha proseguito Manconi – discriminante per le relazioni future tra l’Italia e l’Egitto. Ritengo anche necessario – ha poi concluso – rivedere le relazioni diplomatico-consolari […] e dichiarare l’Egitto Paese non sicuro. Un tale provvedimento avrebbe sicuramente effetti anche sui flussi turistici dall’Italia all’Egitto. I rapporti non devono essere interrotti, ma sottoposti a una revisione particolarmente approfondita. Tra due Stati la questione della tutela dei diritti fondamentali non è un accessorio secondario».
Tra le domande dei giornalisti anche quella di possibili contatti con i servizi segreti del giovane ricercatore.
«Ribadiamo che Giulio non aveva contatti con i servizi segreti, come genitori ne abbiamo la certezza, anche se da un po’ di anni lui girava il mondo. Certe cose i genitori le sentono».
Parole forti quelle che la famiglia Regeni, mamma Paola e papà Claudio, hanno voluto rendere pubbliche in occasione della conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche gli avvocati Alessandra Ballerini, Gianluca Vitale e al portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury.
Una giornalista e madre, chiede a mamma Paola che cosa si sente di dire rispetto alla perdita di suo figlio: «Ho pianto pochissimo, ho il blocco del pianto, anche se solitamente ho la lacrima facile e mi emoziono – dice mamma Paola –. Ma in questo periodo sto piangendo pochissimo. Probabilmente riuscirò ad esprimere le mie lacrime solamente quando saprò veramente cosa è successo a mio figlio. Sono rimasta sconvolta dalle brutalità e dalle sofferenze che mio figlio ha dovuto subire. Abbiamo delle immagini di Giulio che preferiamo non mostrare. Lo immagino mentre tenta di far smettere quelle torture e alla ricerca di un po’ di pietà negli occhi dei suoi aguzzini. Lo immagino mentre cerca di farsi ascoltare parlando in arabo, in italiano, in friulano, in inglese, perché Giulio sapeva parlare molte lingue. Pensare alla sofferenza che Giulio ha dovuto patire mi sconvolge, ogni giorno, in ogni attimo della mia vita».
Il cinque di aprile ci sarà un confronto tra la polizia italiana e quella egiziana che stanno lavorando all’inchiesta.