Profughi. No alle barriere, sì all'Europa dei diritti e della solidarietà
17 marzo 2016
Negro, presidente Fcei: «L'ecumenismo è una risorsa sociale, per l'accoglienza e l'integrazione»
«L'illusione di alcuni paesi dell'Europa di creare una barriera in Turchia che fermi le migrazioni dal Medio Oriente e dal Nord Africa si trasformerà in un incubo per migliaia di rifugiati e richiedenti asilo che si troveranno intrappolati in enormi centri di accoglienza, privi di tutela giuridica ed esposti all'arbitrio di autorità di polizia svincolate dalle norme e dai principi dell'Unione europea». Lo afferma il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), alla vigilia del vertice tra Unione europea e Turchia sulla gestione dei flussi migratori.
«La strada non è quella delle barriere e dei muri - afferma ancora Negro - ma quella di corridoi umanitari che consentano ai richiedenti asilo di raggiungere in sicurezza l'Europa, avanzare la loro domanda e godere della protezione che le convenzioni internazionali garantiscono loro. Certo, è una strada onerosa che richiede un grande sforzo di solidarietà europeo ma è anche l'unica coerente con i principi etici e giuridici che sono alla base dell'Unione e delle varie convenzioni sottoscritte dai paesi che la compongono. La Fcei - afferma ancora Negro - si sente in piena solidarietà con le chiese e gli organismi ecumenici che in Europa difendono il diritto d'asilo e sono impegnati in programmi di accoglienza. L'esperienza dei 'corridoi umanitari' che la Fcei sta realizzando insieme alla Comunità di Sant'Egidio, con i fondi dell'8 per mille della Tavola valdese, dimostra che esistono strade diverse, percorribili e sostenibili anche grazie alla generosità della società civile e alla sua capacità di accoglienza e integrazione».
Grazie al progetto dei “corridoi umanitari” reso possibile da un protocollo tra Federazione delle chiese evangeliche, Comunità di Sant'Egidio e Tavola valdese da una parte e Ministeri degli Affari Esteri e dell'Interno dall'altra, sono già arrivati in sicurezza in Italia un centinaio di profughi siriani. Il progetto, totalmente autofinanziato, è stato citato da papa Francesco nell'Angelus del 6 marzo come esempio di servizio cristiano al prossimo. «Quello che arriva da papa Francesco è un autorevole sostegno che anche noi protestanti accogliamo con gioia e gratitudine - commenta ancora Negro - perché dimostra che l'ecumenismo non cresce solo nel confronto teologico e nella preghiera ma anche nel servizio agli altri, anche come preziosa risorsa per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti».