Spazio misto di preghiera al Muro del pianto
02 febbraio 2016
Storica decisione del governo israeliano che istituisce una zona aperta a donne e uomini nel luogo più sacro dell’ebraismo
ll muro occidentale, ultima vestigia del secondo Tempio di Gerusalemme distrutto da Tito nel 70 dopo Cristo, da noi noto come “muro del pianto”, per gli israeliani è semplicemente “קיר, kotel”, il muro, per antonomasia, il luogo più sacro dell’ebraismo.
Da 25 anni era diventato anche luogo di divisioni e tensioni, spesso sfociate in vere e proprie violenze, tutte interne alla comunità ebraica. Questo perché non era possibile per donne e uomini pregare insieme, con le prime relegate in una zona isolata, secondo un dettame stabilito dall’ala più radicale dell’ebraismo, custode della zona in maniera più o meno informale dal 1967.
Il 31 gennaio la svolta, che arriva a sorpresa proprio per mano dell’esecutivo conservatore di Benjamin Netanyahu: con 15 voti a favore e 5 contrari il governo ha stabilito la creazione di una zona di preghiera mista, che andrà ad aggiungersi alle due esistenti, e che però non sarà gestita dagli ultraortodossi, ma da un apposito comitato formato da membri del governo e rappresentanti dell’associazione “Il muro delle donne”. Sono loro le vere vincitrici di questa battaglia: dal 1988 si riuniscono sulla spianata davanti al muro e sfidano apertamente le autorità e le tradizioni recitando ad alta voce la Torah indossando i sacri indumenti, quali il talled. Sono le figlie, e i figli, della diaspora, che tornate alla terra dei padri recano con sé un ebraismo meno ingessato, più aperto ad istanze egualitarie rispetto a quello della rigida tradizione. Che nella stessa Israele è guardato con distacco dalle nuove generazioni, poco sensibili a crociate identitarie legate a riti e schemi. E a loro che deve necessariamente guardare la classe politica se vuole rinnovarsi e tenere il passo di una società moderna, giovane, multiculturale, esasperata da troppi anni di tensioni con il mondo arabo, e quindi non disposta a sopportarne altre , per altro tutte interne.
Da oggi chiunque potrà quindi scegliere se recarsi nelle due sezioni tradizionali per la preghiera separata, o in quella mista, per una preghiera comune.
Una decisione che ha generato come c’era da attendersi reazioni di ogni sorta, fra l’indignazione di alcuni rabbini conservatori che lamentano la rottura con i capisaldi dell’ebraismo e la gioia delle correnti più moderate che vedono finalmente un superamento di tradizioni da aggiornare alla luce dei tempi correnti.
Il tempo ci dirà se la decisione sarà foriera di nuove tensioni o se verrà assorbita senza traumi dalle varie componenti in gioco.