Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

Boko Haram e la quotidianità della violenza

Il 30 gennaio l’attacco dei miliziani islamisti del Boko Haram, in un villaggio alle porte di Maiduguri (Nigeria nord-orientale) ha fatto più di ottanta morti e cento feriti

Sono arrivati in motocicletta gli jihadisti che nella serata di sabato hanno dato l’assalto al villaggio di Dalori, a 12 chilometri da Maiduguri. Quattro ore di terrore, tra spari, esplosioni suicide ed incendi. I sopravvissuti hanno riferito che buona parte delle vittime sono bruciate vive nel rogo delle loro case.

Un episodio d’inaudita violenza che si colloca al culmine di una guerra civile che pare non avere fine.

Da almeno tre anni, lungo la frontiera che separa il Camerun dalla Nigeria – una zona sotto il controllo dei fondamentalisti – Boko Haram non ha mai smesso di seminare il panico. Il modus operandi è sempre lo stesso: attacchi in moto, rapimenti, kamikaze che si fanno esplodere nei villaggi, nei mercati, vicino alle forze dell’ordine.

Prima di sabato scorso, in Camerun si erano già registrati altri attentati: due in moschea, il 13 e 18 gennaio, con rispettivamente 12 e 4 morti; un terzo, più grave, sulla piazza del mercato di Bodo, dove quattro ragazze si erano fatte esplodere a due passi dalla frontiera, uccidendo 28 persone e ferendone più di 60.

L’esercito camerunense non riesce a far fronte all’offensiva di Boko Haram, nonostante il dispiegamento di forze, l’appoggio della Fmm, la Forza mista multinazionale (che comprende 2450 soldati) e l’arrivo di un contingente americano (un centinaio di militari), preposto alla formazione delle truppe locali.

Il 2 dicembre scorso l’esercito camerunense ha assicurato di avere ucciso un centinaio di islamisti nigeriani e di aver liberato 900 ostaggi; il giorno dopo gli attacchi del 25 gennaio, il governo ha inoltre dichiarato alla televisione di aver inflitto «pesanti perdite» a Boko Haram, uccidendo 17 terroristi e procedendo a decine di arresti.

Nonostante questo, la pressione psicologica e il terrore non sono diminuiti. Da quando gli islamisti nigeriani hanno cominciato ad attaccare il Camerun nel 2013, ci sono stati 1200 morti nell’estremo nord del Paese, di cui 67 militari e 3 agenti di polizia.

Anche in Nigeria la situazione non è cambiata molto dopo l’elezione di Muhammadu Buhari nel marzo 2015: nello stato di Borno si verificano regolarmente degli attacchi e in particolare a Maiduguri non passa un giorno senza lo scoppio di una bomba. Al clima di terrore nel Paese, si aggiunge la brutalità dell’esercito nigeriano contro i civili durante le operazioni antiterrorismo, violenza che a spesso favorito le adesioni a Boko Haram stesso.

Foto "Parents of Chibok kidnapping victims" by VOA - VOA. Licensed under Public Domain via Commons.

Interesse geografico: