Assistenza a pagamento per i migranti
19 gennaio 2016
La proposta di legge sulla confisca di beni ai rifugiati è in discussione al Parlamento danese. Intanto la Svizzera la pratica da anni
Sospensione di Schengen, rafforzamento dei muri per dissuadere gli immigrati, e ora anche il prelievo forzato dei beni dei rifugiati: sono giorni di notizie cupe per chi tenta di raggiungere l’Europa e salvarsi dalla guerra o dalla fame. Non è ancora digerita la notizia dell’Austria, decisa a sospendere temporaneamente il trattato di Schengen e a reintrodurre i controlli alle frontiere, come già succede in Francia – con Croazia e Slovenia già pronte a seguirne l’esempio – che arriva un approfondimento sulla Danimarca in merito alla famigerata confisca di denaro e oggetti preziosi ai migranti.
Nei giorni scorsi, infatti, il governo danese ha annunciato un accordo con il principale partito d'opposizione, che garantirebbe la maggioranza parlamentare al progetto di legge sulla requisizione degli effetti di valore dei migranti. Destra, liberali e socialdemocratici, tutti d’accordo sulla confisca per pagare – dicono – «soggiorno e spese nei centri d’accoglienza».
Quest’ultimo provvedimento, ora in discussione al Parlamento, va ad aggiungersi ai recenti cambiamenti in materia di accoglienza e diritto di asilo, che rendono più labili i diritti dei migranti rispetto alla detenzione in casi di “arrivo massivo” e alla proposta di aumentare da uno a tre anni il periodo necessario per la richiesta di ricongiungimento famigliare.
Nils Muiznieks, commissario dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa, si è detto molto preoccupato e “sgomento” per l’idea di confiscare i beni dei richiedenti asilo: «violerebbe la dignità umana delle persone a cui viene applicata», ha sottolineato il commissario, aggiungendo che potrebbe anche condurre a una violazione del diritto alla proprietà sancito nella Convenzione europea dei diritti umani.
Il terribile precedente del Terzo Reich, che derubava gli ebrei degli oggetti di valore prima di deportarli, sembra però non inquietare troppo i politici danesi, a quanto pare fermamente convinti di voler arrestare l’ondata di disperati in cerca di una nuova possibilità di vita in nord Europa.
Secondo il testo della legge, la polizia del regno potrà quindi essere autorizzata a perquisire ogni profugo per fare l'inventario di quello che possiede: ogni bene del valore superiore a 3mila corone (402 euro) sarà confiscato per ripagare il welfare danese dello sforzo economico dell’accoglienza. Con la sola eccezione di fedi nuziali, orologi o altri ricordi famigliari, i rifugiati saranno costretti a vuotare le tasche appena oltrepassato il confine.
Una prassi già in vigore nell’imperturbabile Svizzera, che dal ‘92 impone a chiunque voglia stabilirsi sul suolo elvetico un “prelievo forzato” a copertura delle spese di soggiorno – o di rimpatrio, nel caso l’aspirante richiedente asilo venga respinto al mittente.
Secondo la legge, ogni bene che superi l'equivalente di 860 euro viene sequestrato. Ma non basta: una volta che lo straniero trova un lavoro, il 10 per cento dello stipendio gli viene trattenuto dal governo, fino a una cifra che corrisponde a circa 13.500 euro per persona. Se il migrante se ne va dalla Svizzera entro sette mesi, può riavere il denaro, altrimenti serve a coprire i costi dell’assistenza sociale.