Charlie Hebdo continua a far discutere
07 gennaio 2016
Un anno dopo l’attentato, il settimanale esce con un Dio armato in copertina. Clavairoly: è confortante che si possa ancora fare satira in Francia
Un Dio in bianco e nero, l’aria furiosa e folle, le mani e la barba macchiate di sangue, mentre corre con un kalashnikov sulla schiena: ecco la copertina del numero speciale di Charlie Hebdo uscito ieri in Francia, tiratura un milione di copie. Nella didascalia, il ricordo della strage del 2015: «Un anno dopo, l’assassino corre ancora».
Una caricatura, firmata dal nuovo direttore del settimanale Laurent Sourisseau, “Riss”, che non ha mancato di far discutere. Abdallah Zekri dell’Osservatorio nazionale contro l’islamofobia si è detto scioccato: «Sono per la libertà d’espressione, ma con dei limiti: è Dio che uccide? E’ Dio che incita ad ammazzare la gente? Nel clima attuale e rispetto al nostro impegno con Charlie, sarebbe opportuno che smettessero un po’ di dire che la religione uccide i giornalisti». Della stessa opinione anche il presidente del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) Anouar Kbibech, che si è dichiarato “ferito” da questa rappresentazione, che accusa le tre religioni monoteiste degli attentati commessi un anno fa. «Abbiamo bisogno di segnali di distensione – ha detto Kbibech – questa caricatura non va in questa direzione, in un momento in cui abbiamo bisogno di ritrovarci fianco a fianco. Attacca l’insieme dei credenti di diverse religioni: bisogna rispettare la libertà d’espressione dei giornalisti ma anche quella dei credenti».
Sostanzialmente dello stesso segno, ma più moderata, la reazione cattolica: «non ha alcun senso dire che le religioni volevano la morte del giornale», ha commentato il vescovo di Gap, monsignor Jean-Michel Di Falco.
Decisamente più conciliante François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia: «questa copertina perpetua la tradizione di Charlie Hebdo – ha commentato – Questo non è un disegno di Dio, è il Dio di Charlie Hebdo e la differenza fa sì che se ne possa ridere. D’altronde non è sorprendente ed è anzi confortante vedere che, malgrado tutto quello che è successo, questo modo di vedere ha ancora diritto di cittadinanza nella stampa francese».
Il 7 gennaio 2015 due uomini armati di kalashnikov avevano attaccato la sede del giornale durante la riunione settimanale di redazione. Dodici i morti, tra i quali il direttore Stéphane Charbonnier detto Charb, e diversi collaboratori storici. Si è trattato del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961 fino a quello di Parigi del 13 novembre 2015.
Charlie Hebdo è tornato in edicola il 14 gennaio 2015 con un numero speciale, tirato in 7 milioni di copie e tradotto in 16 lingue.