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Attacco a ristoranti cristiani di Qamishli

La città si trova nella parte nord est della Siria, controllata dai curdi

I residenti della città di Qamishli della provincia di Hasakah, nella parte nord-orientale della Siria, si stavano preparando a celebrare il nuovo anno, quando si è verificato un duplice attentato suicida contro due ristoranti e un hotel, nei quali 16 persone sono state uccise e più di 45 ferite.

È quanto è stato riferito da un portavoce della milizia curda YPG (Unità di protezione popolare) che controlla la città e che sta combattendo lo Stato islamico. La notizia è stata confermata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani.

Dopo gli attacchi, le chiese hanno annullato i festeggiamenti di Capodanno. In una dichiarazione congiunta delle Chiese assire-siriaco della provincia di Hasakah, si affermava: «Dedichiamo questa sera alla preghiera per le vittime di quegli attentati. Preghiamo per la nostra regione e per il paese tutto, teatro della sanguinosa guerra che colpisce la vita di civili ogni giorno».

Padre Touni Hannah ha condannato gli attacchi e ha fatto appello alle persone di evitare di raccogliersi in luoghi pubblici «per evitare la perdita di altri innocenti».

«Le persone stavano facendo i preparativi per celebrare questa vigilia, ma erano scioccati dagli attacchi brutali che hanno ucciso e ferito decine di civili. Speriamo che il 2016 porti la pace in Siria e nella regione, dopo anni di spargimenti di sangue», ha detto Hannah.

Dura condanna anche da parte di Yonathan BetKolia, segretario generale dell’Alleanza universale assira, che ha chiesto che l’assalto dei cristiani in Iraq e in Siria sia riconosciuto come genocidio. «Questi attacchi codardi sono diretti a sradicare gli assiri dalle loro terre ancestrali. Il totale fallimento delle forze non-cristiane nel controllo del territorio per evitare tali attacchi inumani su persone innocenti, non solo è inaccettabile, ma imperdonabile», ha affermato BetKolia.

Foto: "Qamishli,east" di Bertramz - Opera propria. Con licenza CC BY 3.0 tramite Wikimedia Commons.

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