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Il diritto all’alimentazione nel contesto del cambiamento climatico

Se ne discute nelle Filippine, considerato uno dei paesi più esposti alle catastrofi mondiali

Venerdì 11 dicembre – mentre si chiude ufficialmente la conferenza sul clima (Cop21), delle Nazioni Unite (Onu) in corso a Parigi – circa 40 persone provenienti da chiese, gruppi religiosi, organizzazioni di base, mondo accademico e governo si riuniranno nelle Filippine per una Consultazione dal titolo «Il diritto all’alimentazione e alla vita nel contesto del cambiamento climatico», convocata dal Consiglio nazionale delle chiese delle Filippine e dalla Ecumenical Advocacy Alliance del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

I partecipanti alla Consultazione discuteranno dei legami esistenti tra il cambiamento climatico e il diritto al cibo e alla nutrizione nel contesto globale, nazionale e regionale. Si prenderanno in considerazione anche i risultati di Cop21 e i modi per proseguire la riflessione.

«Speriamo di promuovere la creazione di reti e di rafforzare la collaborazione in vista di un’azione collettiva», ha detto Athena Peralta, responsabile Cec per la giustizia economica ed ecologica. «La Chiesa ha il compito di contribuire a garantire che la comunità internazionale tenga fede agli impegni presi». A conclusione della consultazione verrà reso pubblico un «Appello all’azione rivolto ai leader globali, al governo nazionale e alle comunità di fede».

Significativa la scelta di avere la Consultazione nelle Filippine, che è considerato uno dei paesi più esposti alle catastrofi mondiali: al secondo posto su 171 paesi secondo il World Risk Index del 2014 e secondo di 181 paesi secondo il Global Climate Risk Index 2014.

«Nelle Filippine, il cambiamento climatico pone serie sfide per quanto riguarda il bisogno attuale e futuro di cibo», ha detto Peralta. «Le condizioni di vita delle comunità emarginate, delle donne rurali, degli agricoltori coinvolti nella coltivazione del riso e nella pesca - che sono fondamentali per la sicurezza alimentare - sono minacciate da questi cambiamenti».

L’accesso al cibo e all’acqua pulita rimane una grande sfida per molti nelle Filippine, dove il 13,5% della popolazione è denutrita e il 30,3% dei bambini filippini di età inferiore ai cinque anni sperimenta una crescita stentata a causa della malnutrizione, secondo il Global Hunger Index.

Le Filippine è anche considerato il paese più esposto al mondo alle tempeste tropicali. «I dati suggeriscono che il riscaldamento del Pacifico ha già portato ad un aumento della gravità delle tempeste», ha detto Peralta. «Le nostre isole sono colpite da almeno una tempesta violenta in un anno. Il Tifone Haiyan nel 2013, che rimane uno dei tifoni, se non il più forte, mai registrato, ha spazzato via più di 6.500 vite, ha reso senzatetto centinaia di migliaia di persone, e ha spazzato via i mezzi di sussistenza rurali e costieri a Leyte e a Sama».

«Il cambiamento climatico esercita un forte impatto sui piccoli agricoltori e sui pescatori, aggravando le ingiustizie sistemiche che devono affrontare attualmente, non solo nelle Filippine ma in tutto il mondo», ha aggiunto Peralta. «I piccoli produttori e i contadini costituiscono quasi la metà della popolazione mondiale, la loro attività rappresenta una parte vitale della nostra diversità alimentare. Essi devono essere sostenuti».

Richiamando la Conferenza Cop21 Peralta ha affermato: «I negoziati sul clima a Parigi devono tradursi in un impegno da parte dei paesi ricchi e industrializzati - che sono storicamente responsabili del cambiamento climatico - a fornire fondi che permettano agli agricoltori impoveriti in paesi come il mio di adattarsi agli impatti inevitabili del cambiamento climatico. È una questione di giustizia».

(Fonte: Cec)

Foto: "Aerial view of Tacloban after Typhoon Haiyan" di Russell Watkins/Department for International Development. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons.

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