Sposarsi è un diritto
06 ottobre 2015
Funzionaria condannata a cinque mesi di carcere per non aver voluto celebrare il matrimonio fra due donne. E' successo a Marsiglia
Cinque mesi di carcere con sospensione per un'ufficiale di stato civile che rifiuta di sposare due donne. E' successo a Marsiglia, dove Sabrina Hout, assistente della senatrice socialiste Samia Ghali, presidente del 15esimo e 16esimo arrondissement della città, è stata ritenuta responsabile di discriminazione e omofobia per la sua decisione di delegare l'unione civile di una coppia gay a un suo sostituto, che peraltro non aveva l'autorizzazione a celebrare matrimoni. Questo matrimonio non s'ha da fare – avrà forse pensato l'incaricata, ma le istituzioni della République, poco sensibili a reminiscenze manzoniane, non ci hanno pensato due volte a rispondere con una condanna al ricorso presentato dalle due donne: Hout è venuta meno a un servizio pubblico a causa dell'orientamento sessuale delle sue interlocutrici – così ha decretato il tribunale, che l'ha condannata, oltre a cinque mesi di prigione, anche a 1500 euro di ammenda. Sabrina Hout ha così dovuto risarcire le due donne, con 1200 euro ciascuna, oltre alle associazioni di difesa dei diritti Lgbt Sos Homophobie e Mousse, che si erano costituite parte civile, con 150 euro. «Una condanna esemplare», hanno dichiarato proprio i rappresentanti di Sos Homophobie.
E' il primo caso di questo genere dopo 17.500 matrimoni omosessuali celebrati in Francia in seguito alla promulgazione della legge del 17 maggio 2013 sul “matrimonio per tutti”.
Claude Génart e Hélène Burucoa, le due spose, che già vivevano insieme da una dozzina d'anni, si sono anche viste annullare le nozze perché il consigliere indicato come sostituto da Hout non era abilitato a farlo. Un'ulteriore beffa, dopo essersi viste respinte a causa delle “motivazioni religiose” dell'assistente di Samia Ghali, in un giorno in cui Hout aveva già unito altre quattro coppie – eterosessuali, però. E' stata poi proprio la senatrice Ghali a rimediare, celebrando lei stessa il matrimonio.
Durante il processo, Sabrina Hout, 39 anni, ha oscillato fra scuse e giustificazioni, negando qualsiasi sentimento omofobo o intenzione di discriminare. Ai tentativi di spiegazione dell'imputata, i giudici hanno parlato di “messa in scena” e sottolineato la malafede delle argomentazioni ma anche l'intenzione di discriminare la coppia proprio a causa dell'orientamento sessuale delle due donne
«Non è indifferente – è scritto nella sentenza – che questo sia accaduto a un ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni. E' imperativo che qualsiasi cittadino, quali che siano la sua età, il suo handicap, la sua etnia, le sue opinioni politiche e naturalmente il suo orientamento o identità sessuale, non debba mai dubitare della neutralità del servizio pubblico e della lealtà dei funzionari della Repubblica».
Le convinzioni religiose, in questi casi, non hanno cittadinanza.
Come in Italia, praticamente.