Le chiese per la pace e l’unità nelle due Coree
23 settembre 2015
Ad ottobre i leader delle chiese protestanti si riuniscono a Pyongyang nel tentativo di sollecitare una pace duratura nella penisola
Rappresentanti del panorama protestante mondiale, compresi i referenti delle chiese delle due Coree, si riuniranno ad ottobre a Pyonyang, la capitale della Corea del Nord, nel tentativo di mettere in atto strategie di cooperazione per stabilire una pace duratura nella penisola. A dare la notizia dell’imminente meeting sono stati i referenti del consiglio nazionale delle Chiese della Corea (Ncck), l’organismo che riunisce le confessioni della Corea del Sud.
A partire dal 24 ottobre per sette giorni si apriranno vari tavoli di discussione con i rappresentanti delle chiese del Nord per promuovere ancora una volta con forza la necessità di una pace duratura e di una riunificazione dei due Paesi.
La copresidente del Consiglio Ecumenico delle chiese, la pastora Chang Sang della Chiesa presbiteriana sudcoreana insieme a Peter Prove, direttore della commissione delle chiese per gli affari internazionali, e Kim Young-joo, segretario generale del Ncck incontreranno i leader delle chiese nordcoreane.
Il forum è stato lanciato nel 2006 proprio per sensibilizzare la comunità internazionale in relazione alle forti tensioni che si vivono nella penisola, in particolar modo ovviamente nella parte settentrionale, retta da quella che è forse la più sanguinosa dittatura al mondo, capace di manipolare ad ogni livello la società plasmando una massa informe di sudditi isolati dal resto del mondo e costretti a condurre esistenze drammaticamente misere e sottomesse.
Ma è già dal 1989 che le due federazioni delle chiese ogni anno sottoscrivono una preghiera comune volta alla riconciliazione e alla riunificazione della nazione, separata all’altezza del celebre trentottesimo parallelo dal termine della seconda guerra mondiale, per non scontentare le reciproche influenze dei controllori di allora, che sono più o meno gli stessi di oggi: gli Stati Uniti al Sud e l’Unione Sovietica, oggi la Russia, al Nord.
E quanto la questione coreana stia a cuore al Consiglio ecumenico delle chiese lo si percepisce anche da un altro forum, appena terminato questa volta a Seul, che ha visto la presenza di 120 rappresentanti delle chiese di tutto il pianeta, i cui lavori si sono conclusi con la lettura di un documento comune che vuole sottolineare che «la divisione fra le due coree e i costi umani ad essa connessi contraddicono gli auspici di Dio relativi alla pienezza della vita; si tratta di un peccato contro Dio e contro gli uomini. La chiesa è chiamata a trasformare sé stessa e a mettersi in gioco per segnare una via nuova».