
I governi compiano il proprio dovere morale e costituzionale per salvare vite umane
15 giugno 2015
Sulla crisi dei migranti interviene il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese
Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), riunito in Armenia dal 7 al 12 giugno scorso per esaminare questioni interne e altre più urgenti relative all’impegno della comunione di chiese nel mondo, ha espresso profonda preoccupazione per i migranti, soprattutto quelli «spinti a intraprendere viaggi rischiosi e pericolosi».
«Tutti i membri della comunità internazionale hanno il dovere morale e costituzionale di salvare la vita di coloro che sono in pericolo in mare o in transito, indipendentemente dalla loro origine e stato», si legge nella dichiarazione pubblica sulla questione dei migranti, identificata come un problema di dimensioni globali dalle molteplici espressioni in contesti diversi: «La morte di un numero senza precedenti di migranti e rifugiati che cercano di attraversare il Mediterraneo verso l’Europa, e migranti rohingya e bengalesi nel mare delle Andamane; le recenti uccisioni di lavoratori migranti cristiani etiopi da parte del cosiddetto 'Stato islamico' in Libia, e la violenza xenofoba contro i migranti in Sudafrica, sono esempi esplicativi della particolare vulnerabilità di persone che lasciano i loro paesi d’origine alla ricerca umana universale di sicurezza e di una vita migliore per se stessi e le loro famiglie».
A conclusione della dichiarazione, il Comitato esecutivo del Cec: esorta tutti gli Stati a prevedere procedure generose, sicure e accessibili per la migrazione legale delle persone; invita tutti i governi a compiere il proprio dovere morale e istituzionale per salvare vite umane e ad astenersi da qualsiasi azione che potrebbe ulteriormente metterle in pericolo; invita i membri della comunità internazionale e i governi ad impegnarsi in un’azione internazionale forte e più efficace a lungo termine al fine di risolvere i conflitti, porre fine all’oppressione e l’occupazione, e eliminare la povertà estrema che spinge questi movimenti di interi popoli.
La dichiarazione infine «invita le chiese membro del Cec e i partner ecumenici, insieme a tutte le persone di buona volontà, a promuovere un approccio più aperto e accogliente verso lo straniero, e verso il prossimo che versa nel bisogno e nell’angoscia."
Fonte: Cec