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Conclusa a Berlino la riunione europea dei Consigli nazionali di chiese

Tra i temi discussi: cambiamenti climatici, politiche migratorie, relazioni tra stato e chiese

E' stata la Germania a ospitare quest'anno l'incontro europeo dei Consigli nazionali di chiese. Organizzato dalla Conferenza delle chiese europee (Kek) e ospitato dalla Comunità di lavoro delle chiese in Germania , l'evento ha portato a Berlino, dal 26 al 29 maggio scorsi, venticinque partecipanti da quindici paesi europei per discutere di relazioni tra chiese e Stato, cambiamenti climatici, ma soprattutto per scambiare informazioni ed esperienze, cercando di immaginare il ruolo futuro degli stessi Consigli nazionali. A far da filo conduttore alle diverse sessioni è stato il “Pellegrinaggio per la giustizia e la pace”, il programma lanciato dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) nell'Assemblea di Busan 2013. «A questo proposito, la Kek ha deciso di lanciare per il 2015 un pellegrinaggio per la giustizia climatica che vedrà riuniti i rappresentanti delle chiese e delle religioni a Parigi per la Conferenza delle Parti (COP21) del prossimo dicembre», ha spiegato Peter Pavlovic, segretario agli studi della Kek, che, nel corso della riunione, ha anche annunciato una consultazione europea sul tema, da tenersi in Germania in ottobre.

Nei quattro giorni di lavoro i partecipanti hanno potuto analizzare più da vicino la struttura dei diversi Consigli nazionali. «Vi sono sostanzialmente tre tipologie che indicano un diverso sviluppo del dialogo ecumenico - spiega il pastore Luca Baratto che a Berlino ha rappresentato la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) -. La più diffusa è quella di Consigli che raggruppano le tre grandi famiglie cristiane, cattolica, ortodossa e protestante. Vi sono poi Consigli costituiti dalle sole chiese protestanti e ortodosse ma che hanno consultazioni istituzionalizzate con le chiese cattoliche nazionali, com'è il caso dell'Irlanda. Infine, delle federazioni limitate alle sole chiese protestanti, come in Italia e in Portogallo». Nonostante queste diversità l'incontro ha fatto emergere dei temi comuni, primo fra tutti quello delle politiche migratorie dell'Unione Europea. «Non c'è Consiglio che non abbia rilasciato una dichiarazione pubblica sul dramma di chi muore nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa», ha riportato Baratto sottolineando come «grande attenzione abbia suscitato il progetto della Fcei “Mediterranean Hope”, dalla costituzione dell'osservatorio di Lampedusa al progetto degli “Humanitarian desk” in Marocco».

I 25 partecipanti alle riunioni, ragionando sul futuro delle chiese cristiane in Europa e sul ruolo dei Consigli nazionali hanno simulato tre diversi scenari futuri, tutti caratterizzati dalla diminuzione numerica delle chiese, dalla minore disponibilità economica e dall'avanzare della secolarizzazione, nella cornice di una società sempre più multiculturale. Il primo scenario esplorato è quello di chiese che, divenute minoranza, accentuano il loro ruolo di voce profetica nella società: la perdita di visibilità istituzionale e riconoscimento pubblico viene compensata da una predicazione più franca e libera. In questo contesto, i Consigli nazionali offrirebbero alle chiese dei servizi comuni per amplificare la loro voce. La seconda simulazione ha invece visto il progredire della secolarizzazione in una società più libera e democratica, in cui tutte le voci hanno un loro spazio per il bene comune. In questo caso, i Consigli nazionali coordinerebbero il lavoro sociale e di dialogo delle chiese che avverrebbe in rete con associazioni laiche e interreligiose. Il terzo e ultimo scenario vede invece le chiese scivolare da una posizione di maggioranza verso una di minoranza, se non di marginalità. Qui i Consigli nazionali diventerebbero il luogo di un intenso lavoro ecumenico dal quale riuscirebbe a emergere una voce unitaria dei cristiani. «In qualche modo quest'ultimo scenario lo abbiamo potuto vedere dal vivo nell'incontro avuto con il Consiglio delle chiese di Berlino e Brandeburgo », conclude Baratto.

In effetti, nella regione di Berlino solo il 35% della popolazione è affiliata a una comunità religiosa. «In un contesto così altamente secolarizzato, le iniziative delle chiese fanno fatica a trovare visibilità, perché riguardano una minoranza della popolazione - ha affermato Emmanuel Sfiatkos, metropolita della chiesa greco ortodossa in. E' una situazione, questa, che crea in molti la percezione di una crescente “discriminazione” contro i cristiani, il cui ruolo nella società viene con più facilità contestato. E' tuttavia un dato di fatto che queste difficoltà abbiano rafforzato i rapporti ecumenici e creato maggiore fraternità e collaborazione tra i cristiani».

Infine, il rapporto tra Stato e chiese è stato esaminato dal punto di vista istituzionale e politico, attraverso l'incontro con Joachim Ochel, consulente teologico dell'ufficio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) presso il Bundestag di Berlino e gli uffici dell'UE a Bruxelles, e con il parlamentare dei verdi Volker Beck. Infine, la questione della persecuzione dei cristiani nel mondo è stata presentata dall’Associazione Stephankreis costituita da parlamentari del Bundestag.

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain

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