Appello per la pace
04 febbraio 2015
I leader religiosi americani scrivono al presidente Obama per richiedere maggiori sforzi per trovare una soluzione alla situazione israelo-palestinese.
Una trentina di leader religiosi cristiani (13 membri), ebrei (11) e musulmani (7) degli Stati Uniti d'America facenti parte della National Interreligious Leadership Initiative (Nili) hanno firmato un appello rivolto al presidente Barack Obama per richiedere “uno sforzo nuovo e determinato per porre fine al conflitto israelo-palestinese, giungendo ad un accordo prima che sia troppo tardi”.
Fra i firmatari Elizabeth Eaton, presidente della Chiesa Evangelica Luterana in America, Oscar Cantù, presidente della commissione Episcopale americana per la giustizia e la pace, i rabbini Rick Block a Amy Small, Mohammed Magid, direttore della società islamica dell'America del Nord.
“Non può esserci una soluzione di tipo militare a questo conflitto – si legge ancora- . Se non si giunge ad un accordo in tempi brevi esiste il rischio concreto di altre azioni unilaterali che condurrebbero ad una nuova guerra”. I recenti scontri di Gerusalemme dimostrano in effetti che “esortare semplicemente le parti coinvolte a sedere al tavolo delle negoziazioni non è più sufficiente. L'accordo di pace che porti al reciproco riconoscimento dei due Stati sarebbe accettato con maggiore facilità dalla maggioranza degli israeliani e dei palestinesi se i rispettivi leader la presentassero come unica alternativa ad un futuro di guerre e violenze”.
L'obiettivo deve essere quindi quello “di due popoli che possano vivere in pace e sicurezza, sforzandosi di trovare soluzioni pratiche e ragionevoli sui temi delle frontiere, degli insediamenti, dei rifugiati e del futuro di Gerusalemme”. Naturalmente, concludono i firmatari, una simile iniziativa necessita “di un sostegno molto forte da parte dell'opinione pubblica, e ancor di più da parte delle comunità religiose”, ed è per questo motivo che i leader cristiani, ebraici e musulmani “si impegnano a stimolare tutti i fedeli che frequentano le chiese, le sinagoghe, le moschee verso questo obiettivo”.