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Manifestazioni anti francesi in Niger

Nell'ex colonia transalpina incendiate 7 chiese: almeno 10 morti

E' probabilmente il Niger il paese che sta vivendo le giornate più difficili dopo l'attentato di Parigi alla redazione del settimanale Charlie Hebdo e al supermercato ebraico Kosher. L'ex colonia francese, indipendente dal 1960, ma con relazioni ancora molto strette con Parigi (il presidente Mahamadou Issoufou ha partecipato alla marcia contro il terrorismo di domenica scorsa) è attraversata da nord a sud da ondate di protesta che hanno preso di mira soprattutto le chiese cristiane. Secondo fonti locali almeno 7 edifici religiosi sono stati dati alle fiamme nei giorni scorsi. Fra queste anche la più grande chiesa protestante della nazione, nella capitale Niamey. Gli altri incendi sono stati appiccati a Zinder, nel sud, a Maradi e a Gourè nell'est del paese. Le vittime sarebbero una decina fra fedeli e avventori di locali in prossimità alle abitazioni incendiate. Il Niger, come il Ciad e il Camerun confina con la Nigeria, sconvolta in questi mesi dai massacri dei fondamentalisti del gruppo Boko Haram; si teme un'intensificazione degli scontri che potrebbero creare un unico ampio fronte di guerra fra più nazioni. Per questo motivo si intensificano gli appelli dei governi e delle comunità religiose locali perché la comunità internazionale si mobiliti e non permanga questa situazione di inerzia complice.

Anche Olav Fykse Tveit, segretario generale del Cec, ha espresso su Twitter la sua ferma condanna delle violenze.

Foto "Mudbrick production Niger 2007" di diasUndKompott - http://www.flickr.com/photos/rolandh/6328826640/sizes/z/in/photostream/. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.

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