Trentesimo anniversario del disastro di Bhopal
02 dicembre 2014
Un sondaggio in India e negli Usa chiede che la Union Carbide risponda davanti alla giustizia. A Roma un'installazione per ricordare le vittime
Un nuovo sondaggio condotto in India e negli Usa, i cui risultati sono stati resi noti in questi oggi, mostra il forte sostegno dell'opinione pubblica alla necessità che l'azienda statunitense Union Carbide risponda alla giustizia indiana del disastro di Bhopal del 1984, che causò oltre 22.000 morti e la contaminazione di più di 570.000 persone.
Il sondaggio, realizzato da YouGov per Amnesty International in occasione del trentesimo anniversario del disastro, rileva che oltre l'82 per cento degli intervistati in India vuole vedere la Union Carbide in tribunale. Il 62 per cento degli intervistati statunitensi si è dichiarato a sua volta d'accordo. La Union Carbide ha sempre rifiutato di rispondere alle accuse di omicidio colposo per la fuoriuscita dei gas tossici dal suo impianto di Bhopal.
A sua volta l'azienda Dow Chemical, proprietaria dal 2001 della Union Carbide, non si è presentata in due udienze convocate dal tribunale di Bhopal negli ultimi sei mesi.
Il sondaggio ha coinvolto 1011 indiani residenti nelle aree urbane e 1000 statunitensi. Questi i principali risultati:
l'82 per cento degli indiani e il 62 per cento degli statunitensi ritiene che la Union Carbide debba rispondere il tribunale delle accuse di omicidio colposo;
il 70 per cento degli indiani e il 45 per cento degli statunitensi crede che il governo degli Usa dovrebbe spingere la Union Carbide a rispondere delle sue azioni (contrari, rispettivamente, il 24 e il 30 per cento);
il 66 per cento degli indiani e il 45 per cento degli statunitensi pensa che le aziende che all'epoca erano proprietarie e gestrici dell'impianto di Bhopal dovrebbero assumersi i costi della bonifica (contrari, rispettivamente, il 25 e il 30 per cento). Union Carbide e Dow Chemical hanno sempre rifiutato;
il 50 per cento degli indiani e il 21 per cento degli statunitensi ritiene che i risarcimenti siano stati inadeguati (ritengono che siano stati adeguati, rispettivamente, il 27 e il 47 per cento).
Nel 1989 la Union Carbide accettò di pagare un risarcimento di 470 milioni di dollari (valore odierno, 900 milioni), circa il 14 per cento dei 3,3 miliardi di dollari chiesti inizialmente dal governo indiano.
L' accordo del 1989 è stato quasi completamente favorevole alla Union Carbide: ha significato 1000 dollari a ogni persona colpita dal disastro, comprese quelle che avevano perso tutto.
Solo nel novembre 2014, grazie alla pressione degli attivisti, il governo indiano ha accettato di rivedere il numero dei morti e dei feriti e di conseguenza l'ammontare dei risarcimenti, sulla base di dati scientifici, di ricerche mediche e dei referti ospedalieri.Questa decisione è stata fortemente apprezzata dai sopravvissuti del disastro di Bhopal e ha convinto cinque attiviste a porre fine a uno sciopero della fame.
Per ricordare il trentesimo anniversario del disastro di Bhopal, a Roma in piazza della Repubblica, dal 2 al 5 dicembre, sarà presente un'installazione realizzata dall'artista indiano Samar Singh Jodha e curata da Riccardo Agostini.
Viene inaugurata alle 12 di oggi, martedì 2 dicembre. Successivamente, sarà possibile visitarla fino al 5 dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
L'installazione, un container di metallo con temperatura indotta, ricrea l'atmosfera della notte del 2 dicembre 1984 a Bhopal, in India, con immagini in 3D; manichini incendiati con una torcia a kerosene e un paesaggio sonoro. Il paesaggio sonoro inizia in silenzio e non si odono né allarmi né sirene per tutto il tempo, come di notte, eccetto il verso dei grilli e il ronzio della fabbrica. Il suono del gas che fuoriesce dalla fabbrica si può udire verso la fine del viaggio mentre lo spettatore si muove attraverso il contenitore scuro, con il suono della prima vittima di Bhopal che fatica a respirare.