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Le Unioni montane sono ancora in alto mare

Nate a gennaio di quest'anno, sono appena state riconosciute dalla Regione Piemonte. Ma la loro operatività è ancora lontana

L'unione montana del Pinerolese è stata costituita il 14 gennaio di quest'anno. Secondo la legge di Monti del 2012 "Spendig Review" e le modifiche della legge Delrio del marzo di quest'anno le Comunità Montane italiane moriranno al 31 Dicembre 2014 per essere sostituite dalle unioni di Comuni. Il Consiglio Regionale del Piemonte dopo che le ha istituite per legge con la legge regionale del 2012 (durante la giunta Cota) ha riconosciuto ufficialmente le prime 27 Unioni di comuni solo martedì 18 novembre. Altre 20 sono in fase di costituzione e avranno gli stessi oneri e poteri delle vecchie Comunità Montane. Ma allora perché cambiarle? Si sono risparmiati almeno dei soldi, visto che questo era il principale intento della Spending Review di Monti?

«Non si è risparmiato un centesimo nell'abolire le Comunità Montane e istituire le Unioni di Comuni – dice ai microfoni di Radio Beckwith evangelica Lido Riba, presidente Uncem - tra il 2012 e quest'anno in Piemonte si è sprecato tempo e denaro con i commissari liquidatori mentre in altre regioni come Veneto, Emilia Romagna o Toscana il passaggio è stato immediato e lineare. Una mera operazione di facciata, una pantomima politica».

Il futuro delle Unioni montane dipenderà soltanto dall'accesso ai fondi europei 2014-2020. Ci sono 120 milioni di euro in ballo nel giro di sei sette anni. In cantiere ci sono diversi progetti anche con i Gal, i gruppi di azione locale. Questi soldi si potranno tradurre in maggior occupazione? «Sicuramente sì – continua Riba – Per noi non c'è sviluppo o investimento senza occupazione. Ad esempio ci sono progetti per la valorizzazione del castagno dal punto di vista legnoso e da quello del frutto. Oppure progetti legati all'utilizzo razionale del nostro patrimonio boschivo. C'è la discussione all'interno dell'Uncem - conclude Riba - tra i diversi modelli di sviluppo. Quelli che vorrebbero più impianti e piste da sci e quelli invece che vorrebbero uno sviluppo più sostenibile e "slow" della montagna. Noi continuiamo a parlarne per trovare una giusta via di mezzo e cercare uno sviluppo integrato seguendo entrambe le direzioni».

Il sindaco di Luserna San Giovanni, Duilio Canale, è il presidente dell'Unione di comuni del pinerolese ed è più pessimista. «Al momento non sappiamo quanti fondi avremo da parte della Regione. Anche perché non c'è ancora una legge delega che fa partire e rende operative le Unioni dei Comuni. Non possiamo avere un piano operativo ma soprattutto non possiamo fare un bilancio, non sapendo quanti fondi avremo a disposizione. A maggior ragione adesso sembra che l'Unione dei Comuni sia l'ultimo dei problemi che ha la Regione Piemonte, visto anche il passivo di 7 miliardi. L'assessore alla Montagna Valmaggia ci ha promesso che entro la fine dell'anno la legge delega ci sarà ma io credo più realisticamente che fino a primavera 2015 le Unioni dei Comuni non saranno operative. Oltre ai fondi europei dovremmo accedere ai Pmo, i piani di manutenzione ordinaria che è l'unico gettito fresco e immediatamente utilizzabile per far opere di manutenzione ambientale per il territorio».

Foto: "532TorinoRegionePiemonte" by Geobia - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.

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