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Il ricorso al Difensore Civico per la vicenda della materna di Bibiana

Nel paese della Provincia di Torino si è aperta solo una sezione della nuova scuola statale per l’infanzia realizzata ex novo delle tre disponibili

La Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni e le varie associazioni che ne fanno parte tra le quali la “31 Ottobre – Per una Scuola Laica e Pluralista” e il Coordinamento per la laicità della scuola hanno realizzato un reclamo formale e una richiesta d’intervento al Difensore Civico della Regione Piemonte per intervenire sulla situazione della scuola dell’infanzia statale di Bibiana (To), che quest’estate ha rischiato di non aprire. Ne avevamo parlato qui, qui e qui dove potete ricostruire l’intera vicenda. Qui puoi leggere il ricorso integrale.

A Bibiana si è aperta solo una sezione della nuova scuola statale per l’infanzia realizzata ex novo delle tre disponibili. Questo ha permesso a 29 bambini l’iscrizione ma ad altri 7 di rimanere esclusi e ancora in lista d’attesa. Una situazione in palese contrasto con i dettami della Costituzione.

Nel Comune di Bibiana (To) è stata costruita nel 2013 una nuova scuola dell’infanzia statale per la prima volta nella storia perché Bibiana non aveva ancora una materna statale. «A Bibiana – ha spiegato l'ex sindaca Elda Bricco – l’attività e i costi di progettazione sono stati sostenuti dalla Provincia di Torino, i lavori di costruzione dell’edificio, di 1.323.000 euro, sono stati coperti mediante i contributi della Regione Piemonte, della Comunità Europea e un mutuo di 350.000 euro del comune che potrebbe essere ridotta utilizzando i 230.000 euro rinvenienti dal ribasso d’asta e coperta dagli introiti generati dall’impianto fotovoltaico posizionato sul tetto della nuova struttura».

«A Bibiana – continua Bricco – c'erano 114 bambini residenti sotto i 6 anni, ma solo 77 iscritti alle materne, quindi 37-38 bambini mancavano all’appello. Era nostro dovere di amministratori portare potenzialmente tutti i bambini alla scuola pubblica».

Durante l'estate il nuovo assessorato di centrosinistra alla Cultura del Piemonte aveva cercato una soluzione alla delibera Cota, che lasciava alle paritarie la possibilità di porre o meno il veto all’apertura di nuove sezioni di materne statali.

A Bibiana è stata fatta una scelta di compromesso, scegliendo di aprire solo una sezione invece delle tre disponibili, in modo da non creare un’emorragia di iscrizioni alla paritaria cattolica e salvaguardare i posti di lavoro delle materne della parrocchia. Secondo la Consulta per la laicità delle istituzioni però questa non è stata una soluzione soddisfacente e non ha garantito i diritti costituzionali e dei cittadini.

«Ci siamo fatti portavoce dei cittadini e delle famiglie di Bibiana che si sono rivolte a noi – racconta ai microfoni di Radio Beckwith Silvana Ronco, presidente dell’associazione 31 Ottobre - così abbiamo realizzato il ricorso con gli allegati della delibera del Consiglio Regionale del 29 ottobre 2013 n. 252 della Giunta Cota, della Legge Regionale n. 28/2007, i criteri di formazione delle classi dell’Istituto Comprensivo Caffaro (la statale di Bibiana), gli alunni in lista d’attesa I.C. Caffaro al 30 agosto 2014, il parere del parroco di Bibiana del 23 novembre 2013 e il parere giuridico dell’avv. Giorgio Sobrino del 10 ottobre 2014».

Questo ricorso è stato fatto «contro la Regione Piemonte e il modo in cui ha gestito la situazione – dichiara Silvia Bodoardo, del Coordinamento Laicità Scuola, aderente alla Consulta per la laicità. Secondo noi la Regione ha violato l'articolo 33 della Costituzione che al comma 2 sancisce l’obbligo della Repubblica di “istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi” (tra cui le scuole dell’infanzia). Ma soprattutto l'abbiamo fatto per quelle famiglie che sono rimaste fuori dalle graduatorie, i cui figli (sette al momento) sono rimasti esclusi dalla materna statale, anche se ne avrebbero pienamente diritto e in più ci sarebbero gli spazi». Già lo scorso anno si erano verificate situazioni analoghe nei comuni di Torre Pellice, Bagnolo e Piossasco, decise allora dalla Direzione Istruzione e Formazione professionale della Regione con la motivazione che «si deve consentire la coordinata partecipazione al sistema scolastico da parte della scuola statale e della scuola paritaria».

Se il Difensore Civico accoglierà il ricorso, la Regione Piemonte dovrà tenerne conto nelle future leggi in materia scolastica.

Ascolta sul sito di RBE le interviste integrali ai ricorrenti

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