Una delegazione della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti in visita ai rifugiati in Iraq
14 ottobre 2014
La visita nasce da una mozione approvata nel corso della 221 Assemblea generale, che pone l’attenzione sulla chiesa in Medio Oriente
Una delegazione della Chiesa presbiteriana americana (Pc-Usa), guidata dal moderatore dell’Assemblea generale, Heath Rada, è stata agli inizi di ottobre in visita in Iraq dove ha incontrato i leader delle chiese, i funzionari del Kurdistan, e le famiglie sfollate. Ciascun gruppo ha detto di temere che il peggio debba ancora venire per le migliaia di profughi ammassati in chiese, scuole, e tende a seguito dei recenti attacchi dell’IS.
La visita in Medio Oriente nasce da una mozione approvata nel corso della 221 Assemblea generale (2014), che pone l’attenzione sulla chiesa in Medio Oriente «che sta soffrendo a causa della violenza settaria e delle persecuzioni». Il documento invita inoltre la Chiesa presbiteriana a fare appello a tutti i cristiani affinché sostengano con azioni e preghiere i cristiani che stanno soffrendo.
I ministri e gli anziani della Chiesa evangelica presbiteriana nazionale dell’Iraq hanno ospitato a Arbil la delegazione che ha incontrato: Bashar M. Warda, arcivescovo della Chiesa cattolica caldea; il metropolita Nicodemo Daoud Matti Sharaf della Chiesa siro-ortodossa; e i dirigenti della Società biblica internazionale ad Arbil. Ognuno di essi ha espresso frustrazione per il fatto che i leader regionali e mondiali non abbiamo sostenuto tempestivamente le popolazioni coinvolte dalla crisi. Hanno espresso chiaramente anche la loro sfiducia nei confronti dei funzionari di governo, sia locali che stranieri.
«Migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case e i posti di lavoro per vivere in tende o in condizioni ancora peggiori», ha detto il metropolita Sharaf. «Ma queste sono persone forti. Hanno lasciato tutto per Cristo». Sharaf stesso è stato costretto a lasciare il suo ufficio e la cattedrale a Mosul, che è stata trasformata in una moschea dopo che i militanti hanno rimosso tutti i simboli cristiani. Ora lavora in un ufficio temporaneo a Arbil.
Il gruppo di presbiteriani ha anche visitato un campo di rifugiati della chiesa nel cuore di Arbil dove ha ascoltato storie commoventi di fede nel mezzo del dolore e della sofferenza. Nel corso delle testimonianze emerge con forza la preoccupazione per l’inverno che si avvicina. «Posso onestamente dire che non ero preparata a quello che ho visto – ha detto Sara Lisherness, direttrice del Ministero Misericordia, Pace e giustizia, membro della delegazione Pc-Usa –. Ci sono famiglie che hanno dovuto lasciare le loro case e i posti di lavoro, tutto, eccetto i vestiti che indossano, e anche questo non sarà sufficiente quando arriverà l’inverno».
Il team ha viaggiato a sud di Kirkuk, fermandosi ai posti di blocco e compiendo deviazioni lungo il tragitto a causa delle strade danneggiate dalla guerra. 13 famiglie, che vivono in piccole stanze della struttura della chiesa locale, hanno accolto la delegazione. Adulti piangevano e mostravano le foto delle loro case e delle famiglie, mentre i bambini hanno accolto i visitatori per stringere loro la mano. «Abbiamo passato ore ad incontrarli e ad ascoltare le loro storie» – ha detto Allen-Pickett, responsabile del World Mission Program della Pc-Usa –. «Abbiamo anche visitato una scuola materna e un asilo nido gestito dalla Chiesa presbiteriana a Kirkuk: una testimonianza incredibile di apertura verso la comunità circostante, dal momento che il 90 per cento dei loro studenti sono musulmani».
Nel 2003 erano circa 1,8 milioni i cristiani in Iraq. Secondo i funzionari del governo, il numero è sceso a circa 600.000 nel 2010. Da quando l’Is ha iniziato la sua campagna di violenza in tutta la Siria e l’Iraq, altri 200.000 hanno lasciato la regione.
Parlando del coinvolgimento degli Stati Uniti in Iraq, un leader presbiteriano iracheno ha detto, rimanendo nell’anonimato, «Dal momento dell’invasione militare del 2003, gli Stati Uniti hanno perso credibilità nella regione. Sappiamo che gli attacchi aerei statunitensi non avvengono per proteggere le minoranze in Medio Oriente, ma per garantire gli interessi dell’America».
Dopo un momento di preghiera e di riflessione con i leader cristiani in Iraq, Rada si è impegnato a diffondere la situazione di crisi in Iraq presso le chiese negli Stati Uniti.