![](https://archivio.riforma.it/sites/default/files/styles/article/public/field/image/mcguinnessmartin_piasleyian_salmondalex.jpg?itok=VyBwcgT8)
Morto Ian Paisley, leader nel conflitto nord irlandese
16 settembre 2014
Aveva 88 anni. Soprannominato “signor no” per la sua intransigenza, negli ultimi anni era stato protagonista della politica distensiva con il mondo cattolico
La morte a 88 anni di Ian Paisley fa correre la memoria al terribile e assurdo conflitto che ha insanguinato le strade dell’Irlanda del Nord per almeno 30 anni, fino alla fine del secolo scorso. Figura controversa, figlio di un pastore battista indipendente e consacrato egli stesso pastore nel 1946, nel 1951 è tra i fondatori della Free Presbyterian Church (Chiesa presbiteriana libera), una piccola denominazione protestante caratterizzata da fondamentalismo biblico e da un forte anticattolicesimo. Soprannominato “signor no” per il totale rifiuto di qualsiasi riconoscimento della controparte politica e religiosa durante quella che è stata una vera e propria guerra civile, nel 1971 fonda il Democratic Unionist Party (Partito democratico unionista), fedele al legame con il regno Unito, e attualmente primo partito del paese.
A partire dagli anni ’90 dà il via insieme al suo nemico di sempre, il cattolico Martin McGuinness, ad un processo distensivo che appariva impossibile ai più , alla luce dei violentissimi scontri degli anni precedenti. Il percorso sfocia addirittura in un governo a guida Paisley con McGuinness come vice fra il 2007 e il 2008.
La sua morte chiude un’epoca in Irlanda del Nord. Un’epoca dalle mille contraddizioni, in cui la pace di oggi è stata pagata un prezzo troppo caro a causa dell’intransigenza delle reciproche posizioni in causa. Intransigenza di cui Paisley è stato a lungo un’emblema.