Libertà religiosa per tutti
15 febbraio 2017
Rubrica «Il cammino verso l’unità», a cura del pastore L. M. Negro, è andata in onda domenica 12 febbraio durante il «Culto evangelico», trasmissione di Radiouno a cura della Fcei
Oggi vogliamo parlare del rapporto tra ecumenismo e libertà religiosa. Essere ecumenici, infatti, non significa solo tendere all’unità delle chiese cristiane ma aprirsi al dialogo con tutte le fedi viventi e adoperarsi per la libertà religiosa e di coscienza di tutti.
Tra pochi giorni per noi evangelici ricorre la «Festa della libertà», il 17 febbraio, anniversario di quel giorno del lontano 1848 quando i valdesi, dopo secoli di persecuzione, ottennero finalmente i diritti civili – anche se non ancora quelli religiosi. Il 17 febbraio non è solo un’occasione per ricordare l’inizio di un cammino di libertà per gli evangelici italiani, ma anche per rinnovare il nostro impegno per la libertà di tutti. Perché siamo convinti che non saremo veramente liberi finché non sia garantita la libertà di tutte e tutti di professare liberamente la loro fede, o anche di non professarne alcuna, senza discriminazioni.
Per questo come Federazione delle chiese evangeliche in Italia ci siamo rallegrati per la firma del «Patto nazionale per un islam italiano», avvenuta lo scorso 1° febbraio a Roma: perché si tratta di una tappa importante verso il pieno riconoscimento di una comunità di fede che, anche in Italia, è sempre più rilevante sul piano sociale, culturale e religioso. Come cristiani non possiamo accettare la crescente islamofobia che si è sviluppata nel nostro paese: secondo un sondaggio del Pew Research Center l’Italia è il paese più islamofobo d’Europa, con il 61% di opinioni negative rispetto alla presenza musulmana. I cristiani non dovrebbero avere paura dei musulmani: al contrario, dovrebbero adoperarsi per l’integrazione, il dialogo interculturale e interreligioso. E perché anche per i musulmani sia garantita quella piena libertà religiosa che invece in Italia, per le confessioni religiose che non hanno ancora sottoscritto un’Intesa con lo Stato, è regolata dalle restrittive leggi che risalgono all’epoca fascista.
Quello del superamento delle leggi del 1929 sui «culti ammessi» è un altro degli impegni che come evangelici stiamo portando avanti da anni. Il concetto stesso di «culti ammessi» dovrebbe scomparire definitivamente dal nostro ordinamento giuridico perché, come scriveva più di duecento anni fa il pastore battista John Leland (1754-1841), la libertà per la quale lottiamo «è più che tolleranza. L’idea stessa di tolleranza è deplorevole perché presuppone che alcuni abbiano il potere di concedere qualcosa agli altri, mentre invece tutti – ebrei, turchi [cioè musulmani], pagani e cristiani – dovrebbero essere ugualmente liberi».