Il papa santo e assassino
30 ottobre 2014
La logica dell'Inquisizione contro le eresie riaffiora nei fondamentalismi di oggi?
Un titolo a tinte forti*, provocatorio, che può dare un brivido, soprattutto comprendendo che questo papa «santo e assassino» è San Pio V. Chi ama la storia credo che conosca lo scrittore, lo storico Cesare Bianco. Questo suo libro è uscito da poco, per le Edizioni Leucotea. di San Remo. In realtà sono quattro libri, collegati da un unico tema: la «Santa Inquisizione». Nel linguaggio giuridico cattolico, il compito dell’inquisizione è la ricerca del delitto di eresia, per togliere quelle che sono, secondo l’autorità ecclesiastica, «le mele marce». Il libro parla dello scopo di ripulire quanto può sporcare la Chiesa cattolica, eliminando chi osa pensare in modo diverso (per esempio, le persone che cercano di far conoscere la teologia della Riforma). Questo bisogno di purezza, di «pulizia», fare la guerra al «l’altro», vi suona familiare? Il comportamento in questi giorni dei fanatici islamici va in questa direzione, ma non sono loro che hanno inventato la pulizia etnica-religiosa...
Le quattro parti del libro di Bianco parlano dell’eretico Giovanni Maria Maranello, di Pietro Antonio da Cervia, eretico relapso (chi è ricaduto nell’eresia, nel peccato), del papa santo e assassino, cioè Pio V, e di Chiara, la «strega di Campogalliano». Ma c’è un filo che tiene insieme tutti i quattro libri: non è soltanto il racconto, molto preciso, sui quattro personaggi. Molto utili per il lettore sono le note alla fine di ogni «libro», che indicano dove sono stati trovati i documenti necessari per comprendere quanto avveniva nel periodo della Santa Inquisizione. Un esempio: alla fine del primo libro si precisa che i documenti sono nella Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, nell’Archivio dell’ospedale di Santa Maria della Morte. L’autore non nasconde che, per alcuni passi, non ha trovato una documentazione esauriente. In questo caso «inventa», non scrivendo un romanzo di fantasia, ma cercando di comprendere che cosa sia successo, soprattutto quando sembra che la stessa Inquisizione, probabilmente, avesse cancellato qualcosa che non si doveva dire.
È comprensibile che quando si parla di «San» Pio V», ai valdesi vengono in mente, le stragi dei valdesi in Calabria. Cesare Bianco ci ricorda che la Santa Inquisizione non fa uccidere «soltanto» i valdesi. Leggendo il libro, troviamo «eretici» in Sicilia, nel napoletano, in Toscana, nei territori della Chiesa Cattolica: Roma, Bologna (importante parte del «regno» romano e cattolico), Modena. Dal punto di vista degli inquisitori l’eresia è come una peste, oggi diremo una «Ebola» che deve essere tagliata via con qualsiasi mezzo. L’Inquisizione vuole eliminare i valdesi, ma soprattutto vuole ammazzare la Riforma protestante. La parola «cattolica» vuol dire «universale», è quindi logico pensare che tutto il mondo allora conosciuto debba essere cattolico.
Dopo aver letto questo libro, mi chiedo: esiste ancora oggi una inquisizione? Certamente non più quella del 1500. Ma nel mondo islamico, l’Isis non agisce come tale? Com’è possibile che ancora oggi qualcuno pensa di aver bisogno di «difendersi» con questi metodi? Credo che dietro a questa volontà di perseguire, torturare, uccidere, ci sia paura. Non parlo della paura da parte delle vittime, che è ovvia. Parlo di una paura più complicata, la paura dell’inquisitore, dell’assassino. È la paura di non essere un perfetto musulmano, un ottimo cristiano, un puro cattolico, un seguace fedele di una ideologia, che spinge alla violenza verso «l’altro». Bisogna mostrarsi forte, superiore, per nascondere la propria paura di non essere immune ai pensieri «diversi». Bisogna dichiarare eretico chi è diverso, non lo si riconosce come un essere umano.
Non mi ricordo di aver sentito di nessun inquisitore che si sia «convertito». Eppure, leggendo e rileggendo il libro di Cesare, incontriamo preti, vescovi, frati, che non stanno solo da una parte. Per paura? In situazioni difficili (politiche, economiche, religiose estreme) mi pare che ognuno teme sia «per sé» sia «per gli altri». Ancora una domanda: chi ha deciso di dare, a Torino, il nome di San Pio V alla via dove ci sono la Sinagoga (anche gli ebrei furono vittime dell’inquisizione), l’editrice evangelica Claudiana e i locali della chiesa valdese? È la coda dell’inquisizione? – non quella che uccide, ma quella che usa modi più sottili per esprimere l’astio verso chi non è cattolico?
Ringrazio il mio amico Cesare Bianco per avermi chiesto questa recensione. Cesare, non essendo né ebreo, né valdese, ma un vero laico (che non vuol dire ateo, come molti italiani dicono di solito, senza capire la differenza tra ateismo e laicità), ci dà nel suo libro una splendida testimonianza da parte di chi conosce bene le religioni, nel bene e nel male, ma che rispetta tutti (anche «gli altri»).
* Cesare Bianco, Il papa santo e assassino, San Remo, Ed. Leucotea, 2014, pp. 229, euro 14,90.