Uno scambio proficuo
29 ottobre 2014
Alla Grande Moschea di Roma le istituzioni hanno incontrato cristiani e islamici per dire no alla violenza in nome di Dio
Solo dieci giorni fa la Grande Moschea di Roma è stata invasa da telecamere, microfoni, taccuini (per i più nostalgici) e I-Pad per riprendere - ed era doveroso farlo - un evento importante: le comunità islamiche italiane riunitesi per lanciare un secco rifiuto (no!) al terrorismo e prendere così definitivamente e ufficialmente le distanze dall'autoproclamatosi Isis o meglio IS (Stato islamico). Così aveva già fatto a Firenze l'Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche in Italia, con un appello lanciato dal presidente Izzedin Elzir.
All'incontro di Roma erano presenti parlamentari e senatori accompagnati dalla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini che, dal palco della sala convegni della moschea, ha con forza "urlato" il suo monito ai presenti: «No al terrorismo nel nome di Dio. La violenza dell'Isis fa male in primo luogo all'Islam e a tutti i musulmani».
Seppur in tale occasione vi fossero davvero tante testate giornalistiche nazionali, la notizia non buca gli schermi televisivi né tanto meno quelli cartacei e radiofonici. Ma i servizi usciti, sparigliando gli schemi di questi ultimi mesi, restituiscono finalmente all'islam italiano la giusta rappresentazione, scevra da pregiudizi e faziosità. Una piccola soddisfazione dopo tanti sforzi giunge così ai rappresentati musulmani.
Peggio, molto peggio è invece andata dal punto di vista mediatico ai promotori della Giornata del Dialogo cristiano islamico lo scorso 27 ottobre, completamente oscurati da tutti gli organi di informazione generalista.
Anche quest’anno sono state molte, forse anche più degli anni passati, le iniziative organizzate per celebrare la Giornata del dialogo cristiano islamico in tutto il Paese. Una giornata nata nel 2001, all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle, per facilitare e far crescere il dialogo fra musulmani e cristiani. Giornata giunta alla tredicesima edizione che aveva come tema «Le radici comuni: compassione e misericordia». Musulmani, musulmane, cristiani e cristiane rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale, dice il testo di quest'anno: «La pace e il dialogo fra queste religioni è dunque fondamentale per la pace mondiale».
Un evento che negli anni e dal basso ha saputo mettere insieme molte comunità islamiche con il mondo dell'associazionismo cristiano, delle parrocchie, dei centri culturali che, in diverse città italiane, grazie ad incontri, dibattiti e momenti di condivisa preghiera hanno caratterizzato questo appuntamento.Tra i tanti, un incontro importante - promosso dal mensile Confronti - si è tenuto a Roma proprio a pochi giorni dall'evento "Anti - Isis" facendo giungere nuovamente molte persone alla Grande Moschea: donne - anche islamiche con e senza velo - uomini e giovani per la ricorrenza del 27 ottobre (data scelta per fare memoria dell'Incontro delle religioni per la pace voluto da Giovani Paolo II ad Assisi nel 1986).
I politici Vannino Chiti, Lucio Malan, Khalid Chaouki e Marina Nelli del Ministero dell'Interno hanno raggiunto la moschea più grande d'Europa insieme a rappresentanti musulmani e cristiani: evangelici come la presidente dell'Opera per le chiese metodiste in Italia (Opcemi ), Alessandra Trotta, e cattolici come il direttore dell'Ufficio per l'ecumenismo e il dialogo della Cei, mons. Cristiano Bettega (questa è stata la prima adesione ufficiale di un rappresentante della Cei) ed ancora intellettuali, informatori religiosi, docenti universitarie come Lucetta Scaraffia, editorialista de L'Osservatore Romano, e la presidente del Segretariato attività ecumeniche (Sae), Marianita Montresor, che hanno condiviso impressioni e toccato nodi importanti come il ruolo della donna nelle religioni insieme ai rappresentanti musulmani ospitanti: Abdellah Redouane, segretario generale del Centro culturale islamico, l'imam della Grande Moschea Muhammad Hassan Abd al-Ghafar e Yahia Pallavicini dell'Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization, ed altri come Abdallah Cozzolino della Confederazione islamica italiana e due presidenti Adnane Mokrani del Centro interconfessionale della pace (Cipax) e Mustafa Cenap Aydin dell'Istituto Tevere.
Un incontro davvero importante e proficuo, così come certamente lo saranno stati gli altri sparsi in tutta la nostra penisola. Peccato che, salvo rarissimi casi, la nostra stampa, non si sia resa conto che in mezzo, o a partire dalla Giornata del dialogo cristiano islamico, si celassero in realtà tante notizie da dare, tante storie da raccontare, tanti colori da rappresentare, tante informazioni da restituire ad una religione importante (numericamente dominante, insieme alla presenza ortodossa in Italia, dopo quella cattolica) che vive in mezzo a noi, ricca di tradizioni, storia, arte e cultura. Abbiamo tutti perso un'occasione. Purtroppo il 27 ottobre non c'erano morti da raccontare, casi di infezioni di ebola nelle moschee e nelle parrocchie italiane o paure da istigare. Tutto è filato liscio e questo fatto non fa notizia. Il dialogo ha fatto un ulteriore passo in avanti, la nostra informazione no.