Tutte le estremità della terra si ricorderanno del Signore e si convertiranno a lui
Salmo 22, 27
La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo
Giovanni 1, 9
«Gesù il figlio di mia figlia, venne al mondo qui a Nazareth nel mese di gennaio. E la notte in cui Gesù nacque si presentarono uomini che venivano da oriente... Quando venne il mattino partirono, proseguendo il viaggio per l’Egitto. Al momento del commiato mi parlarono e dissero: “'Il bambino non ha che un giorno, eppure noi abbiamo visto la luce del nostro Dio nei suoi occhi e il sorriso del nostro Dio sulla sua bocca. Proteggetelo, vi preghiamo, affinché lui possa proteggere voi tutti”» (Gibran, Gesù figlio dell’uomo)
La luce che illumina ogni uomo, ogni essere umano. Non solo alcuni. Non solo coloro che credono nel Dio di Abramo, di Isacco , di Giacobbe. Non solo le chiese cristiane. Nelle parole di Gibran abbiamo l’espressione sintetica di questa immensa verità: Gesù nasce per tutta l’umanità. Che lo si riconosca o meno. I tre viaggiatori, i Magi della tradizione, riconoscono nel bambino il “loro” Dio: cosa vuol dire, se non che Dio è sempre Dio, in oriente come in occidente, in Persia come in Egitto?
Riconoscono la luce di Dio negli occhi e nel sorriso. Nelle riflessioni di lunedì e martedì abbiamo parlato del rallegrarsi, della gioia, e del sorriso. Adesso troviamo il riconoscimento della luce divina nel sorriso del bambino. Un sorriso da proteggere.
Ecco la nostra vera responsabilità di cristiani: Dio viene nel mondo per tutta l’umanità, e a noi cristiani è dato il compito di proteggere questa luce, di proteggere questo bambino. Gibran, con grande sensibilità, ci offre uno spunto assolutamente evangelico. La luce non deve spegnersi, non deve essere oscurata. A noi è chiesto di proteggere, mantenere accesi la luce e il sorriso. Lux luceat in tenebris.