Fede e obbedienza
28 ottobre 2014
Un giorno una parola – commento Galati 3, 8
I tuoi disegni, concepiti da tempo, sono fedeli e stabili.
(Isaia 25, 1)
La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunciò ad Abraamo questa buona notizia: In te saranno benedette tutte le nazioni.
(Galati 3, 8)
Non si può, sulla base della sola esperienza umana trovare una norma teologica della giustificazione per grazia mediante la fede, vale a dire, l’esperienza del singolo non può fondare la fede. Il primato della grazia si vede nel rapporto tra Abramo e Dio tra la sua chiamata e la sua risposta. Egli era stato chiamato “prima” di essere circonciso, prima di avere un rapporto con Dio, prima di essere partito verso il territorio ignoto che la visione intimava. Le nostre chiese hanno visto nella sola Scrittura la norma per giudicare la genuinità di ogni esperienza spirituale umana. Alcune chiese sorte dalla Riforma nell’ultimo secolo affondano il primato della grazia poiché innalzano la sola esperienza umana a criterio della fede: se questo o l’altro proferisce certe sillabazioni o compie certi segni, allora possiede lo Spirito, la sua esperienza è legittimata dalla sola esperienza. La teologia diventa in questo modo antropologia e la fede psicologia del profondo o dell’epidermide di esperienze avute o semplicemente presunte.
La Scrittura come sola norma è la Parola incarnata in Cristo, testimoniata nella Bibbia e vissuta sotto la guida dello Spirito nella chiesa. Solo in questo modo avrà un senso parlare dell’esperienza del singolo, questa non è vissuta in isolamento né senza punti di riferimento né destinazione finale. La fede e l’obbedienza sono in ultima istanza categorie esperienziali associate alla dimensione ecclesiologica della teologia e della preghiera. Fede ed obbedienza vanno insieme come istanze che vicendevolmente si giustificano, non sono in opposizione ma coordinate come mostra il caso paradigmatico di Abramo, l’una è il fondamento dell’altra, o viceversa l’obbedienza è il frutto della fede, mentre la fede è l’essenza dell’obbedienza stessa. La fede in ultima analisi consiste nell’obbedire, come ascoltare la parola significa in realtà fare ciò che la parola dice. L’esperienza di fede di Abramo non si scioglie nell’individuo Abramo, è indirizzata alla “benedizione di tutte le famiglie della terra”, la fede del singolo va riportata dunque all’ambito proprio dell’edificazione del corpo di Cristo e della benedizione di tutti gli esseri umani.