Fare la volontà di Dio
27 ottobre 2014
Un giorno una parola – commento a Matteo 7, 21
Osserva i comandamenti del Signore tuo Dio; cammina nelle sue vie e temilo.
(Deuteronomio 8, 6)
Non chiunque mi dice: «Signore, Signore!» entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
(Matteo 7, 21)
Il discepolo/a di Gesù è chi fa la volontà di Dio: in questo detto sconvolgente, che precede il giudizio finale, e dunque lo scrutinio delle azioni e delle loro motivazioni, Gesù ci rende accorti del criterio o del metro del giudizio. Non si tratta del giudizio di condanna, ma di stabilire la genuinità dell’esperienza del discepolo/a nel suo incontro con Dio.
Conoscere ed essere conosciuti è nell’Antico Testamento il risultato dell’Alleanza che ha questa formula: Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo. La nuova alleanza possiede a sua volta il suo criterio di verità: la decisione sull’autenticità della nostra fede non può essere un atto unilaterale dell’uomo, della donna, non sono le nostre convinzioni o azioni a salvarci, ma la grazia, il giudizio su quello che siamo e facciamo appartiene a Dio. Non vi conosco – anche se voi dite di essere miei e di avere fatto delle opere nel mio nome – è un’affermazione della priorità e sovranità del giudizio divino, della preminenza della grazia. Dio stabilisce il criterio di verità di ogni esperienza che facciamo riguardo Dio stesso e la nostra relazione con Lui. Il criterio è fare la sua volontà (teleios), parola che riferita a Dio significa non solo volontà ma anche la destinazione finale della vita umana e della totalità dell’universo. Dio ha creato il mondo e l’essere umano con una finalità, per un perché, e questa destinazione finale è la volontà o il piano universale di salvezza. L’uomo e la donna ne sono parte nella misura in cui la loro vita entra in questa via stretta che è la via divina alla salvezza che dipende non da noi ma dalla grazia, non nelle nostre opere che adempiono la legge, ma nell’amore verso Dio e il prossimo che significa essere pronti ad adempiere qualunque esigenza storica si apra nel nostro rapporto con Dio e con il prossimo.