Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!
Genesi 32, 27
Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie
Colossesi 4, 2
Mi sembra strano e quasi mi fa sorridere l’abbinamento dei due testi per oggi. Il primo versetto dell’Antico Testamento viene tradizionalmente estratto a sorte e in seguito gli viene abbinato un secondo versetto del Nuovo Testamento.
In questo caso si è scelto di abbinare il pensiero della preghiera nella quale la chiesa deve perseverare alla lotta notturna di Giacobbe al torrente Iabboc con un uomo – con Dio. È un racconto misterioso quello della battaglia che Giacobbe deve affrontare da solo nel corso della notte. Una lotta che Giacobbe vince alla fine, e riceve addirittura un nuovo nome, Israele, ma rimane ferito in questo conflitto.
Un racconto che mi ricorda le dure lotte della fede che fratelli e sorelle devono combattere da soli mentre sentono il buio intorno a loro. Non riescono a vedere nessuna luce che potrebbe essere d’aiuto. Non sanno se potranno vincere, non sanno in che misura rimarranno feriti.
Penso a certe lotte contro quelle malattie che ti assalgono senza preavviso; o le lotte per la famiglia, per il lavoro, per la dignità personale. Penso a quelle persone che vedo immerse nel buio profondo senza avere la possibilità di portare loro un po’ di luce. Penso anche a quelle persone che hanno vinto contro il buio della notte utilizzando come arma proprio la preghiera.
Vegliare nella preghiera, soprattutto durante la notte, ma anche al mattino, quando tutto appare sereno eppure in un momento l’orizzonte può oscurarsi. Questo vegliare ci è consigliato dall’inno che canta: «veglia al mattin, la sera veglia ancora, sì veglia ognora, prega e sii fedel!».
Pregare, perseverare nella preghiera contro quel buio e quell’oscurità che entrano nella propria vita senza chiedere il permesso. Pregare con rendimento di grazie a Dio. Pregare per ricevere alla fine la benedizione. Questi sono i consigli che voglio trarre da questi testi.