Il 13 ottobre del 2015 la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura il testo sullo ius soli, bloccato poi in Commissione Affari Istituzionali di Palazzo Madama fino ad oggi. Il testo di legge facilita la concessione della cittadinanza italiana alle persone nate nel paese da genitori stranieri, ma secondo le associazioni che si occupano del tema è perfettibile, soprattutto perché almeno uno dei genitori di origine straniera deve avere il permesso di soggiorno permanente o essere al termine di un percorso di studi.
In Commissione sono stati depositati circa 8.000 emendamenti, quasi tutti da parte della Lega Nord, impedendo la discussione al Senato. «Il 13 ottobre – spiega Giulia Gori, responsabile del “coordinamento accoglienza” di Mediterranean Hope, progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – un gruppo di ragazzi italiani ma senza cittadinanza ha manifestato in diverse città italiane in contemporanea per ricordare questo scandalo. Erano appoggiati, tra gli altri, dal Comitato l'Italia sono anch'io, di cui la Federazione fa parte». I manifestanti si sono coperti con un lenzuolo per sottolineare la loro condizione di “fantasmi” di fronte allo stato.
Quali diritti non sono riconosciuti?
«La prima lingua di queste persone è l'italiano, sono andati a scuola nel nostro paese, hanno interesse e amicizie come qualunque ragazzo italiano, ma devono periodicamente fare la fila nell'ufficio immigrazione della Questura per rinnovare il proprio permesso di soggiorno: si potrebbe dire che non sono riconosciuti dal loro stesso paese. Questi ragazzi possono chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana solo al compimento dei 18 anni, per un periodo di un anno. Se non si fa in questo arco di tempo, la persona deve aspettare di aver maturato dieci anni di residenza, tre anni di contributi e così via. Anche per le persone che presentano richiesta a 18 anni di età non è scontato il riconoscimento della cittadinanza, perché dipende anche dalla regolare presenza dei genitori. Se i genitori per motivi svariati non hanno rinnovato il permesso di soggiorno, questo si riversa anche sul figlio».
Era una legge prevista da parte del governo: perché si è bloccata secondo lei?
«Il clima xenofobo che si respira in Italia c'entra sicuramente, così come non sono da sottovalutare i partiti che fanno ostruzionismo. Inoltre c'è nell'aria il referendum costituzionale e quindi molti parlamentari non si vogliono esporre. A ridosso del 13 ottobre alcuni esponenti dei gruppi che chiedono la cittadinanza hanno incontrato sia la senatrice Anna Finocchiaro, sia Doris Lo Moro, relatrice della riforma di legge, entrambe del Partito Democratico. In qualche modo il partito ha espresso la volontà di arrivare ad una approvazione in tempi brevi, entro dicembre».