Salvezza, donata a tutti
22 ottobre 2014
Un giorno una parola – commento Romani 10, 12
Il Signore dice: «Egli m’invocherà, e io gli risponderò».
(Salmo 91, 15)
Egli è lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.
(Romani 10, 12)
La fede significa credere e confidare in Dio, significa credere che Dio ha dato a “tutti” la possibilità di essere salvati; e che questa possibilità non è dovuta alle nostre appartenenze religiose né il risultato delle nostre opere umane; che non va cercata né nei cieli né negli abissi di questa o altra religione. La fede di cui parla l’apostolo Paolo è intuizione e sentimento risvegliato per lo Spirito, è fiducia suscitata dallo stesso Spirito. Fiducia in che cosa? Nel fatto che Dio abbia costituito la vita, morte e risurrezione di Cristo come strumento di questa salvezza; che Cristo stesso e la sua croce provochino la fede o lo scandalo, il credere o l’inciampo del non credere.
Chiunque invocherà il suo nome sarà salvato perché la grazia sarà la stessa per tutti. La fede poi arriva alla sua formulazione in confessione fiduciosa di questa ricchezza: credere che Gesù (l’uomo che è la Parola di salvezza pronunciata da Dio) è il Signore, il Cristo, il Risuscitato (il primo che ha vinto la morte dunque ci saranno altri che risusciteranno a loro volta). Non ci sono due divinità ma un solo Dio, “ricco verso tutti”, non c’è un Signore fra molti signori ma uno solo è il Signore, il Cristo, l’uomo Gesù che incarna questa ricchezza. Chi crede sarà salvato, questa è la conclusione, l’ultimo giorno, qualunque sia la sua origine, la sua razza o lingua, il popolo al quale appartiene. La totalità dell’offerta di salvezza viene desunta dalla totalità del fenomeno del peccato e della condanna descritti al capitolo 3 di questa Epistola. Viene offerta a tutti perché tutti sono nella stessa condizione impotente di bisogno di salvezza.