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Le chiese cristiane celebrano il Tempo del creato

Attività, culti, incontri e riflessioni per la salvaguardia del nostro pianeta

Anche quest’anno la Commissione «Globalizzazione e Ambiente» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha proposto alcuni materiali utili per celebrare il «Tempo del Creato» che tutte le chiese europee onorano con attività, culti, incontri e riflessioni già dalla scorsa settimana; un mese di attenzioni alla salvaguardia del nostro pianeta, dell’ambiente e del creato che proseguirà sino al 4 ottobre: «Questo è un tempo in cui le chiese riprendono lentamente le proprie attività e si domandano come servire sempre meglio la Parola di Dio», ricorda la coordinatrice delle Glam, Antonella Visintin Rotigni. La Commissione quest’anno ha voluto scegliere come focus il tema del lavoro, proprio in rapporto al creato, una scelta fatta sulla scia «dell’esperienza – prosegue Visintin – della “Carovana per la dignità e la sostenibilità del lavoro” che ha viaggiato nel 2015 attraverso il nostro Paese; un’esperienza che guardava in particolare il mondo del lavoro pieno di opportunità ma anche di disuguaglianze, di rischi, di ingiustizie».

La lettera che la Glam ha inviato alle chiese ricorda che: «La creazione di Dio che ha portato la vita ad esistenza è stata l’esito di una coincidenza perfetta tra parola ed azione, espressa dal termine ebraico “davar”. Il lavoro di Dio è creazione. La nostra vocazione sarebbe invece quella di essere – secondo l’espressione della teologa Dorothee Solle – co-creatori: vale a dire esseri consapevoli che la creazione di Dio non è stata un atto limitato nel tempo ma un atto iniziale del quale ha affidato a noi il compito della continuazione».

Alla domanda: «che cosa abbiamo fatto con le nostre mani della creazione di Dio?», la Glam indica una risposta ricordando che: «L’intervento umano nel creato attraverso il lavoro – sostengono i membri della Commisione: Giulia Pagliani, Teresa Isenburg, Paul Krieg, Pierpaolo Nunzio, Herbert Anders, Laura Testa, Fulvia Ruocco, Maria Elena Lacquaniti è diventato una risposta alla grazia e un valore morale, espressione di eticità contrapposta all’ozio. È la santificazione del lavoro in sè che l’ecologia contesterà in ambito scientifico nella sua bontà intrinseca a metà ‘800 a partire dall’impatto della rivoluzione industriale sull’aria, l’acqua e il suolo. Per queste ragioni il lavoro è investito di responsabilità non solo sul piano etico ma anche teologico. La responsabilità di rigettare l’utilitarismo - il binomio “possibile/non possibile” o “utile/non utile” e tornare a ragionare di vita e di morte (Deuteronomio 30) rispetto ad ogni nostra relazione con il resto del creato».

La celebrazione del Tempo del Creato è condivisa insieme all’ecumene cristiana nel mondo e si sta svolgendo a pochi mesi dall’undicesima Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente dedicata al tema dell’acqua, che già aveva gridato il suo allarme: «la nostra attività industriale distrugge gli equilibri idrogeologici producendo eccessi: un aumento di quantità per alcuni e la siccità per altri. Questo produce incertezza e insicurezza. La nostra comunità e i nostri Paesi sono minacciati dai nostri insostenibili stili di vita».

Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) in merito al Tempo del creato, attraverso il suo segretario, il pastore Olav Fykse Tveit, sostiene che: «Come cristiani, abbiamo speranza. Dio non abbandona la creazione e noi stessi possiamo diventare fari di quella speranza diffondendo i semi per un futuro diverso».

Anche papa Francesco, durante l’angelus del 28 agosto scorso, aveva ricordato: «Giovedì prossimo, primo settembre, celebreremo la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato insieme con i fratelli ortodossi e evangelici: sarà un’occasione per rafforzare il comune impegno a salvaguardare la vita, rispettando l’ambiente e la natura». 

Il Tempo liturgico per il Creato (1° settembre, inizio dell’anno liturgico nella tradizione ortodossa - 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi) fu lanciato nel 1989 dall’allora Patriarca ecumenico di Costantinopoli Dimitrios, poi adottato da tutte le chiese cristiane del mondo che si impegnano a celebrarlo ecumenicamente.

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