Il pastore Raffaele Volpe ha partecipato al Sinodo per l’ultima volta in qualità di presidente dell’Unione battista: gli abbiamo chiesto un bilancio delle cose fatte, di quelle avviate e ancora da concludersi, dei rimpianti…
«Tornare alle chiese: con questo motto sei anni fa, insieme agli altri membri del Comitato esecutivo, cercai di affrontare il problema che ancora oggi ritengo il più importante: la decrescita delle chiese. Quest’anno celebriamo i sessant’anni dalla nascita dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, già Opera battista. Quelle chiese che allora costituirono l’Unione hanno visto, negli anni, una lenta erosione del numero dei membri. Nel frattempo l’Unione, con una politica di accoglienza coraggiosa, cresceva grazie ai processi immigratori e si trasformava in una realtà multiculturale. Tornare alle chiese, quindi, ha significato mettere in campo, in questi sei anni, una politica che si concentrasse sulla vita delle chiese, sulle loro politiche di integrazione, sulle iniziative per crescere, sull’autonomia finanziaria e sulla qualificazione delle risorse umane. Non ho rimpianti, ma credo che abbiamo solo potuto fare i primi passi, e la strada è lunga…».
Il processo «bmv»: ci sono elementi che continuano a funzionare (Riforma, la collaborazione territoriale), ma nel paradosso che non si sono più tenute Assemblee/Sinodo congiunti: se la collaborazione prosegue sul terreno pratico, potrebbe anche essere un buon segnale. Che cosa ne pensa?
«Dopo qualche anno dall’Assemblea/Sinodo che deliberò sulla collaborazione territoriale, vennero alla luce soltanto due progetti di cura pastorale condivisa: Catania battista/valdese e Ferrara battista/Felonica Po valdese. In sei anni abbiamo più che raddoppiato questo numero con la cura pastorale condivisa di Susa valdese/Meana battista e di Varese battista/Luino metodista. Ma l’evento più importante è che, per la prima volta, un pastore battista è stato destinato alla cura di chiese valdesi (Riesi, Agrigento e Caltanissetta). Gli esecutivi bmv, in questi anni, hanno preferito lavorare sulla collaborazione giorno per giorno, tralasciando le grandi assise che spesso hanno il difetto di correre avanti lasciando indietro le chiese».
Su quali «grandi linee» verterà la prossima Assemblea dell’Unione di fine ottobre?
«Il tema centrale della prossima Assemblea è l’intercultura. L’Unione iniziò 24 anni fa un processo di accoglienza di persone e chiese provenienti dai grandi processi migratori. Questa Assemblea vuole fare il punto su questo cammino, interrogandosi sui problemi emersi e sulle prospettive future. Lo fa con la serenità di una situazione economica in equilibrio; con la gioia per la riapertura del centro di aggregazione di Rocca di Papa, l’avvio dell’allargamento della casa per anziani dell’istituto Taylor di Roma, la partenza della gestione otto per mille e l’allestimento del nuovo ufficio dell’Unione nella struttura di Centocelle».