La prima unione civile italiana
10 agosto 2016
Celebrato ieri in Emilia Romagna la prima unione civile dall’approvazione del Ddl Cirinnà
Castel San Pietro, paesone a 20 km da Bologna, fino ad oggi era conosciuto soprattutto per le acque termali che ne fanno meta di amanti dei fanghi e delle cure connesse.
Da ieri è diventato anche il primo Comune italiano ad aver celebrato un matrimonio destinato a rimanere impresso sugli annali e non solo sui registri anagrafici: ha infatti avuto luogo in Municipio la prima unione civile italiana, da quando la legge che le regolamenta è finalmente stata approvata, lo scorso 11 maggio, e i decreti attuativi sono stati siglati sabato.
Deborah Piccinini e Elena Vanni hanno quindi potuto sancire il loro amore, davanti a parenti e amici in festa. Ma si può dire che ci fosse tutto Castel San Pietro a partecipare a questa “prima” storica, fra chicchi di riso e bouquet, tutto rigorosamente color arcobaleno, e fra varie lacrime di chi sa quanta fatica è costata e quanta strada è stata percorsa per arrivare finalmente a veder riconosciuto il proprio sentimento.
Il sindaco Fausto Tinti ha letto i nuovi articoli di legge ed ha unito le due donne in matrimonio, prima dei festeggiamenti lungo le vie del paese.
In realtà un mese fa, sempre in Emilia Romagna, a Lugo di Romagna, provincia di Ravenna, era stata celebrata la prima unione civile fra Giovanni Giovannini e Gianluca Zoffoli, ma mancando in quell’occasione ancora i decreti attuativi saranno necessari ora alcuni adempimenti burocratici per rendere il legame effettivo. Ecco perché quella di ieri può venire considerata la prima vera pietra miliare nella legislazione di famiglia nel nostro Paese.
Il cosiddetto Ddl Cirinnà, dal nome della senatrice prima firmataria della nuova norma, ampiamente modificato dopo il passaggio nelle forche caudine del Senato, è stato infine approvato dalla Camera dei deputati con 372 voti favorevoli e 51 contrari l’11 maggio 2015, dotando in questa maniera anche l’Italia di una legislazione in materia, sul modello di quanto già esistente pressoché in tutta Europa e in varie altre nazioni.
La Chiesa valdese a seguito di una decisione del Sinodo 2010, concede ai pastori la possibilità di benedire coppie dello stesso sesso appartenenti alle proprie chiese e intenzionate a testimoniare anche davanti a Dio l’importanza del proprio amore.