Quando un amore finisce
Un giorno una parola – commento a Ebrei 13, 4
Non commettere adulterio
Esodo 20, 14
Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti
Ebrei 13, 4
Queste parole rispecchiano il profondo desiderio di una comunione stabile come coppia per lunghi anni, sì, «per sempre». Lo stesso desiderio prende forma nel poema Le Metamorfosi di Ovidio che racconta della coppia di Filemone e Bauci. Hanno condiviso tanti anni con amore e premure reciproche, muoiono lo stesso giorno e vengono trasformati in alberi i cui rami si toccano e si intrecciano.
Desideriamo di poter invecchiare in amore come Filemone e Bauci, e al tempo stesso conosciamo le sofferenze di chi deve invecchiare in un rapporto sofferto oppure senza il partner, perché si sono lasciati. La seguente preghiera (ispirata a Lucien Jerphagnon, An unerträglichen Tagen, Colonia 1963) esprime il dolore per un rapporto interrotto:
O Dio mio, oggi i ricordi mi sopraffanno all’improvviso,
i ricordi della mia famiglia, di mia moglie,
di migliaia di piccoli fraintendimenti, di mancanza di attenzione.
Tanti anni sono passati dal giorno in cui ci siamo lasciati.
Non vorrei ritornare, per niente.
E ciò nondimeno provo un gran dolore,
soffro come un cane.
Non ci siamo lasciati con una lite furibonda.
Ci siamo lasciati senza rumore.
Perché avremmo dovuto far rumore?
L’amore era morto.
Abbiamo soltanto messo la parola fine a un’agonia,
a un’agonia di vent’anni.
Vent’anni con le piccole ferite, quasi impercettibili,
ferite per sciocchezze che alla fine soffocavano l’amore.
O Dio mio, ormai è troppo tardi.
Ho paura, paura di aprirmi a un’altra persona,
paura di fare gli stessi errori,
paura di fidarmi di nuovo,
paura di essere ferito un’altra volta,
paura di ferire un’altra volta.
Mi sento solo.
Vieni! Sii vicino a me!
Aiutami a vivere con il mio desiderio non ancora appagato!
Dammi coraggio! Amen.