Il modo di dare di Gesù
28 giugno 2016
Un giorno una parola – Commento a Giovanni 14, 27
Sì, voi partirete con gioia e sarete ricondotti in pace
Isaia 55, 12
Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti
Giovanni 14, 27
La pace di cui parla Gesù può essere lasciata in dono, in eredità. Gesù dà la sua pace in modo tale che rimanga patrimonio personale dei suoi discepoli. Qui sembra di cogliere la differenza, non tanto tra la pace di Gesù e la pace del mondo, ma tra il modo di dare di Gesù e il modo di dare del mondo. C’è un modo di dare provvisorio, effimero, ricattatorio, condizionato all’asservimento. È anche un modo di dare per cui chi dà si colloca sempre al di sopra dell’altro e lo fa sentire in perenne stato di debito. Questo è il modo di dare del mondo, anche quando dà la pace.
Gesù chiarisce che il suo modo di dare è diverso. Egli dà in maniera definitiva e chi riceve la sua pace è trasformato in una nuova creatura. Non è più un servo in perenne stato di soggezione, ma un erede che in forza dell’eredità ricevuta può disporre liberamente della propria vita. La pace come dono stabile e la libertà che il dono di Gesù apporta è il seme della nuova vita che il mondo non può dare.
È probabile che il nuovo che Gesù dà ai suoi discepoli non sia stato compreso subito e che essi siano rimasti sfiduciati e impauriti per diverso tempo. D’altro canto il dono di Gesù e il modo stesso di darlo difficilmente possono essere inquadrati in categorie mentali tradizionali, come quelle apprese dal dare del mondo. Infatti Gesù dà dal basso, mettendosi a servire i suoi discepoli, offrendo la propria vita in dono, senza indietreggiamenti, con determinazione risoluta. Non è arretrato nemmeno di fronte all’orrenda morte sulla croce. Per questo non dubitiamo della grandezza del suo dono.