Cultura e istruzione per allontanare la guerra
20 maggio 2016
Il premio Nobel Sherin Ebadi al Salone del libro di Torino
Il dialogo tra Sherin Ebadi e Concita De Gregorio si è incentrato sul coraggio delle donne, in tutto il mondo. Saranno le donne a cambiare l’Islam e a dare fiducia e speranza non permettendo che le difficoltà abbiano l’ultima parola. «Occorre credere nelle proprie scelte, anche quando si perde tutto, lavoro, famiglia, patria – ha detto Ebadi, che è stata anche la prima donna musulmana a ricevere il Premio Nobel per la Pace – e delle volte per andare avanti bisogna fare qualche passo indietro, è come prendere la rincorsa e lottare per un paese davvero democratico».
Nel libro Finché non saremo liberi. Iran, la mia lotta per i diritti umani (Bompiani, 2016) parla del regime iraniano ma anche delle donne musulmane che vanno aiutate dalla comunità internazionale. Vi sono tanti modi per farlo, ad esempio con una discussione sul velo, che non costringa chi visita il Paese a pensare automaticamente di doverlo indossare nei luoghi pubblici. Le donne musulmane in Iran sono costrette a portarlo ma un gesto di disobbedienza è consentito alle donne occidentali in visita. In Europa il velo viene indossato dalle donne islamiche con diversi gradi di scelta e autonomia: il paradosso è che velandosi sono molto più libere di uscire e di muoversi nello spazio pubblico anche da sole, senza i loro mariti.
L’Europa ha una presenza crescente di immigrati musulmani – ormai non più solo uomini soli ma donne e bambini – e occorre attrezzarsi per l’accoglienza e l’inserimento nella società ospite con un’attenzione ai servizi che si dotino di mediatori culturali per facilitare l’integrazione e si dotino di politiche di apertura verso la diversità culturale.
La domanda da farsi è: l’Europa vuole andare verso lo sviluppo o verso la decadenza? La chiusura, la paura, il declino, l’incapacità nelle politiche migratorie, la xenofobia e il razzismo sono segnali preoccupanti, ma forse più di tutto ciò che sta diventando minaccioso è l’abuso delle religioni che riguarda il modo di rappresentare l’Islam ma a ben vedere tocca il discorso religioso più in generale. Quando tutti i comportamenti vengono ricondotti alla religione c’è il rischio di non lasciare spazio ad altre componenti della vita sociale oppure c’è la tendenza a dimenticare la geopolitica internazionale e gli interessi economici nelle zone di guerra . Ebadi afferma con forza: «È venuto il momento di liberare Dio da queste religioni». Ma osa un passo in più nel tentativo di essere visionaria: occorrono cultura e istruzione, non guerre che colpiscono la popolazione locale. Invece delle bombe bisognerebbe lanciare libri.