Osservatorio sull’Ecumenismo
18 maggio 2016
Un nuovo gruppo di lavoro delle chiese metodiste e valdesi
L’ecumenismo è sempre più un elemento costitutivo della vita delle chiese protestanti storiche italiane. È ormai da molti anni che esiste una Commissione ecumenica bmv (cioè comune alle chiese battiste, metodiste e valdesi) che svolge un importante lavoro di consulenza e proposta teologica. Da qualche mese, la Tavola valdese ha costituito un nuovo strumento: un «Osservatorio sull’ecumenismo» con lo scopo, da un lato, di raccogliere informazioni sulle iniziative e sulle attività ecumeniche promosse dalle chiese locali o alle quali le chiese metodiste e valdesi aderiscono e, dall’altra, stimolare eventi di carattere ecumenico. Del gruppo, coordinato da Luca Baratto, fanno parte Maria Bonafede, Claudio Paravati, Margherita Ricciuti e Greetje van der Veer.
La costituzione dell’Osservatorio avviene nel clima della rinnovata tensione ecumenica che da alcuni anni anima molte chiese cristiane, e che si è concretizzata in alcuni segni particolarmente significativi.
Certamente, la visita di papa Francesco al tempio valdese di Torino nel giugno del 2015, (ricambiata da una visita in Vaticano di una delegazione metodista e valdese a inizio marzo); ma anche quella precedente, seppur in forma privata, alla Chiesa evangelica della Riconciliazione di Caserta, e quella successiva alla Chiesa luterana di Roma. Significative e promettenti sono anche le rinnovate relazioni con la Conferenza episcopale italiana che insieme alle denominazioni che costituiscono la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) sta organizzando un convegno sul protestantesimo che si terrà a Trento nel prossimo novembre. Le dichiarazioni fatte in queste ed in altre occasioni hanno reso evidente il cambiamento della strategia ecumenica della chiesa cattolica romana che, rimescolando le carte, ha contribuito alla creazione di un clima fraterno e di scambio. Il modello ecumenico dell’«Unità nella diversità» – che vede nelle diversità non più un ostacolo insormontabile, bensì gli elementi costitutivi di un patrimonio comune alle chiese cristiane – realizzato dalle chiese della Concordia di Leuenberg (luterane, riformate, unite e metodiste d’Europa) ma rifiutato da molti teologi cattolici, è a sorpresa entrato a far parte del linguaggio ecumenico di papa Francesco. Ciò contribuisce a dare una maggiore definizione e concretezza all’orizzonte ecumenico verso cui camminare.
In questo clima di rinnovate aperture, si avverte anche una maggiore esigenza di sperimentare forme nuove di azione e di collaborazione. Fra queste, il progetto «Mediterranean Hope» che vede la collaborazione della Federazione delle chiese evangeliche, della Tavola valdese e della Comunità di S. Egidio è un esempio particolarmente significativo. Ma anche in altri contesti, sono tante le iniziative, di portata e di risonanza minore, che si sviluppano e delle quali, da una località all’altra, manca fra le chiese la conoscenza, limitando così la possibilità di scambiarsi, anche al livello della ‘base impegnata’ in queste attività, esperienze ed idee. Il lavoro dell’Osservatorio vuole iniziare da qui, da un «censimento» delle esperienze effettuate, progettate e in corso, dei partner coinvolti, delle loro ricadute positive e delle criticità riscontrate, con l’intento di socializzarne la conoscenza stimolandone altre. A questo scopo, sarà diffuso a breve alle chiese un questionario per la raccolta di queste informazioni, e le notizie ed i dati raccolti verranno poi messi a disposizione in un sito dedicato, offrendo nel contempo a tutta la chiesa la possibilità di conoscere ciò che si sta seminando, che sta crescendo e che si sta raccogliendo, sul terreno dell’ecumenismo.