Dio è il garante della nostra speranza
09 maggio 2016
Un giorno una parola – commento a Colossesi 1, 5-6
Io stabilirò il mio patto con te e tu conoscerai che io sono il Signore
Ezechiele 16, 62
A causa della speranza che vi è riservata nei cieli, della quale avete già sentito parlare mediante la predicazione della verità del vangelo. Esso è in mezzo a voi, e nel mondo intero porta frutto e cresce
Colossesi 1, 5-6
Per definizione, la speranza guarda all’avvenire. Volendo fare una distinzione, la speranza umana si fonda sull’essere umano, sulle sue capacità e sulle circostanze favorevoli e sfavorevoli, su cui conta per realizzare i suoi progetti. La speranza cristiana si fonda unicamente su Dio. Non è una semplice proiezione di ciò che vorremo essere o fare. Molte speranze umane appartengono al mondo dei sogni.
La speranza biblica e cristiana è legata alla promessa della vita eterna. L’apostolo Paolo parla di una speranza riservata nei cieli, una speranza oggettiva che indica l’oggetto sperato: la vita eterna di cui avremo il pieno godimento nel regno di Dio. Una speranza la cui realizzazione non dipende da noi ma dal carattere immutabile di Dio che rimane fedele al suo patto di grazia con noi. L’atto di credere consiste nell’avere fiducia in Dio che si fa garante della nostra speranza, portando a compimento l’opera iniziata in Cristo.
Nell’imminenza del quinto centenario della Riforma protestante, occorre ribadire con forza che siamo salvati per grazia mediante la fede e non per mezzo delle opere meritorie. Tuttavia, la promessa della vita eterna a cui ci aggrappiamo con la fede, non ci chiede di incrociare le braccia e di attendere passivamente la sua realizzazione. È una realtà dinamica che apre a nuove possibilità di vita. Guarda all’avvenire, ma si radica nel presente, in un rapporto con Dio che ci parla e che ci chiama a fare scelte specifiche nella vita.
Non credo in un mondo migliore, credo invece nei tentativi di renderlo più giusto, più umano e più fraterno.