La nostra giustizia
04 maggio 2016
Un giorno una parola - commento a Matteo 13, 43
Un grido d’esultanza e di vittoria risuona nelle tende dei giusti: «La destra del Signore si è alzata, la destra del Signore fa prodigi».
Salmo 118, 15 - 16
Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro
Matteo 13, 43
Mi ha sempre dato fastidio, quando la Bibbia parla dei «giusti». Ci sono in mezzo a noi delle persone veramente giuste? Chi sono? I giusti sono quelli che non hanno mai fatto male a nessuno? Forse è la mia deformazione professionale da teologo luterano che mi fa inciampare sulla parola «giusti». Martin Lutero, calcando ancora il pensiero dell’apostolo Paolo, ci ha insegnato che nessuno è giusto. l discorsi diventerebbero accettabili, se al posto dei «giusti» ci fossero i «giustificati», i giustificati per grazia.
Forse il termine diventa meno irritante, se ci ricordiamo del versetto nella Lettera ai Romani che ha rivoluzionato il pensiero teologico di Lutero che parla del «giusto per fede». I giusti non lanciano grida di esultanza e di vittoria, perché hanno una giustizia propria; ma sono giusti poiché lanciano grida di esultanza e di vittoria a motivo delle opere e dei prodigi del Signore, poiché sono in grado di apprezzare quello che il Signore fa e se ne rallegrano. I giusti non sono accolti nel regno del Padre e risplendono come il sole perché sono giusti per conto loro, ma la loro giustizia, il loro splendore viene dal fatto che sono stati accolti nel regno. La giustizia non è la giustizia della persona umana nella sua vita sulla terra, nelle sue relazioni con gli altri, ma la giusta relazione con il Signore. La nostra giustizia non è l’approvazione delle nostre azioni e della nostra vita da parte di Dio, ma la nostra approvazione di quello che Dio ha fatto e farà ancora a favore di noi esseri umani. La nostra giustizia davanti a Dio compresa in questo modo, ci dà la capacità di denunciare l’ingiustizia, ma mai il diritto di condannare l’ingiusto, al contrario, la nostra giustizia dovrebbe manifestarsi in grida di esultanza e di vittoria, quando, per opera della grazia di Dio, l’iniquo lascia le sue vie e si converte al Signore.