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Il patrimonio valdese e metodista è online

Attivo il portale www.patrimonioculturalevaldese.org. Il servizio video sulla giornata di studi che, nella cornice dell'Archivio di Stato di Torino, ha lanciato il nuovo corso (digitale) dei beni culturali valdesi e metodisti

È online da poche ore il sito www.patrimonioculturalevaldese.org, presentato venerdì a Torino nel corso di una giornata di studi che ha visto riuniti intorno ad un tavolo studiosi ed esperti del settore dei beni culturali che operano fuori e dentro le istituzioni, con un'attenzione a come tre realtà religiose abbiano affrontato la catalogazione e la comunicazione del proprio patrimonio.

Il sapore era quello di una giornata importante non solo per i contenuti, ma soprattutto a livello simbolico per il mondo culturale espressione di metodisti e valdesi. Ciò che è stato presentato infatti è, senza mezzi termini, una piccola rivoluzione attesa da tempo. Analogamente a eventi del passato ricordati con particolare trasporto e riconosciuti come pietre miliari della storia del protestantesimo in Italia, in grado di segnarne un prima ed un dopo, anche la giornata dell'8 aprile 2016 può, almeno in potenza (gli effetti li vedremo nel corso del tempo) essere considerata come tale. Per la prima volta un sistema complesso e ampio, dopo anni di lavoro, si presenta al grande pubblico del web, dallo studioso al curioso, e promette di svelare pillole e percorsi di storia e cultura parte dei beni culturali valdesi.

Basta provare a cercare una parola nel catalogo, per iniziare un viaggio tra mappe, foto e descrizioni che può proseguire in modo inedito seguendo la curiosità e l'esplorazione dell'utente. Tutto online, pubblico, catalogato e presentato in buona qualità.

Si tratta davvero di uno snodo importante per il mondo valdese, che fino ad ora sul web ha mosso certamente alcuni passi, ma mai di questa portata e con una prospettiva sistemica.

Una prospettiva che prova, almeno nelle intenzioni, ad interrogarsi anche sul rapporto tra beni materiali ed immateriali: consideriamo parte del patrimonio, ad esempio, un innario in quanto oggetto, o anche la modalità con cui i canti in esso raccolti vengono interpretati durante una liturgia? E come fare per rendere al pubblico anche questa dimensione in modo che a parlare non siano solo gli oggetti (grandi o piccoli) ma anche il senso con cui vengono vissuti o maneggiati. Insomma, quali confini ha il patrimonio culturale valdese?

Un discorso che assume un grado di importanza decisamente alto se si considera come esso sia e generalmente composto da oggetti dal valore artistico «minore», di epoca recente e geograficamente collocato in alcune valli alpine “periferiche”, ma facente capo ad una «comunità patrimoniale sovralocale», seguendo la definizione data da Daniele Jalla nel corso del convegno.

Ne abbiamo ragionato insieme ad alcuni protagonisti di giornata. Ecco il servizio video.

 

 

Interesse geografico: