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Fare la volontà di Dio

Un giorno una parola – commento a Matteo 21, 28-30

A te, o Signore, la giustizia; a noi la confusione della faccia
Daniele 9, 7

Gesù disse: «Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: “Figliolo, va’ a lavorare nella vigna oggi”. Ed egli rispose: “Vado, signore”; ma non vi andò. Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: “Non ne ho voglia”, ma poi, pentitosi, vi andò»
Matteo 21, 28-30

Dio si attendeva tanto da Israele, ma i frutti della vigna (cfr Is. 5, 1-7) erano sempre stati piuttosto scarsi e la parabola, suggerita oggi dal Lezionario, suona come una riprensione da parte di Gesù per Israele, che aveva disatteso la volontà di Dio, chiudendosi in una religiosità priva di ogni pietà e rivestita da arido formalismo.

Un antico adagio recita: “Tra il dire e il fare…”. Spesso i buoni propositi che ci danno lo slancio franano davanti alle difficoltà vere o presunte che incontriamo nell’attuare la volontà di Dio.

Ci frenano motivi di opportunità, scarsa sensibilità, indolenza: sono questi fattori che spesso riducono la nostra prassi cristiana più ad un santo apparire che non ad un sostanziale essere.

Talvolta ci frena la scarsa autostima, quasi come se nel fare la volontà di Dio potessimo riuscirci da soli, senza l’aiuto dello Spirito Santo.

Ecco allora che entra in gioco la fede, quella fede che ci spinge a guardare oltre ai nostri limiti nel fare la Sua volontà; quella fede che ci fa sentire sostenuti dallo Spirito del Risorto.

Sulla croce Gesù, dopo aver resistito con sangue e lacrime nel Getsemani, fece sua la volontà del Padre, una volontà che lo spingeva oltre la sua stessa vita umana, una volontà forse non compresa ma accettata in un ambito d’amore. Per amore del Padre e di tutti noi, Gesù ubbidì abbassandosi sin oltre la soglia della morte, perciò “Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil. 2, 9).

Avendo fede che il Signore non ci chiederà mai nulla al di sopra delle nostre possibilità (cfr 1 Cor. 10,13), adoperiamoci, seppur zoppicando e balbettando per i nostri limiti, nel fare “la buona, gradita e perfetta volontà di Dio” (v. Rm 12,2). Prenderanno allora senso i propositi della preghiera che il Signore stesso ci ha insegnato: “Sia fatta la tua volontà” (Mt 6, 10).

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