Giornata della legalità 2016: «Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene»
22 marzo 2016
A Milano un forum organizzato dalla Commissione esecutiva del II distretto delle chiese metodiste e valdesi
Da allora, ogni anno la Commissione esecutiva (Ced) del IV distretto ha preparato per questa giornata (fissata in una domenica di marzo) delle proposte liturgiche a partire da un versetto biblico, con inni, letture su un particolare aspetto della giustizia, dalla sua gestione quotidiana e personale in termini di onestà ed equità alla promozione di una prassi politica, civile, sociale ed economica differente da quella troppo spesso imperante nel nostro Paese.
Di volta in volta ciascuna chiesa locale ha poi deciso se e come aderire, organizzando culti condivisi ma anche manifestazioni pubbliche, convegni, per coinvolgere la cittadinanza.
Quest’anno sono previsti due piccoli cambiamenti: complice anche la concomitanza delle festività pasquali in marzo, la giornata è stata fissata per domenica 3 aprile e il coordinamento affidato alla Ced del II distretto (corrispondente all’Italia settentrionale).
Il versetto-guida è Romani 13, 3: «Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene», che pone al centro la nostra posizione come cristiani davanti alle autorità, ma soprattutto davanti alla responsabilità di «fare il bene» nella società, un dovere troppo spesso dimenticato.
In quest’ottica la Ced ha organizzato un Forum sulla legalità dal titolo «Destinazione legalità» che si terrà sabato 2 aprile presso la libreria Claudiana di Milano, nei locali della chiesa valdese di v. Francesco Sforza 12, a partire dalle 10,30 (conclusione prevista intorno alle 16,30). Per questioni organizzative, le adesioni alla giornata devono essere date entro il 25 marzo scrivendo alla segretaria della Ced ([email protected]).
Il Forum si inserisce nell’esperienza maturata dalla Ced negli anni passati con l’organizzazione di analoghe giornate su temi quali democrazia, formazione, conflitti.
La giornata si aprirà con una meditazione biblica, volutamente condotta non da un pastore (o pastora) ma da una laica, Piera Panini (avvocata di Modena), e preceduta dalla consegna a tutti i partecipanti del versetto biblico scelto, in modo da dare a ognuno la possibilità di rifletterci a livello personale, in qualche modo di appropriarsene.
Seguiranno una serie di interventi e momenti di dibattito, mettendo in evidenza l’aspetto dell’educazione alla legalità, una vera e propria formazione continua che accompagna il cittadino nella sua vita: in quest’ottica di inseriscono gli interventi di un esponente di «Libera», con il suo impegno nella lotta contro le mafie, di Anna Ivaldi, magistrato a Genova, e di due insegnanti, Stanislao Calati (di Vercelli, candidato al ruolo di pastore locale) e Federica Campagnolo (Bergamo) che parleranno dell’importanza di una partecipazione attiva dei cittadini nella creazione di una società giusta, e della loro esperienza nel trasmettere il concetto di giustizia (e la necessità di praticarla) agli allievi.
Il pastore Ruggero Marchetti, presidente della Ced del II distretto, ha così spiegato l’impostazione dell’iniziativa: «Nel capitolo 10 del primo libro dei Re, durante la sua visita al re Salomone, la regina di Saba diventa a un certo punto profetessa, e dice al re: “Sia benedetto il Signore, il tuo Dio, il quale ti ha gradito, mettendoti sul trono d’Israele! Il Signore ti ha fatto re, per amministrare il diritto e la giustizia, perché egli nutre per Israele un amore eterno”. Salomone cioè è stato fatto re da Dio, per stabilire il giusto equilibrio dei poteri e delle condizioni nella società (questo significa “il diritto”), e garantire quella giustizia che salvaguardi i più deboli nei confronti dei ricchi e dei potenti».
Questo testo, come altri, ci suggeriscono una responsabilità particolare: «Anche se in genere ci pensiamo poco, in base ad esempio a un altro testo biblico come 1 Pietro 2,9 (“Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”), anche noi, come Salomone, siamo “re”. Questo allora vuol dire che anche noi, come singoli credenti e come chiesa siamo chiamati dal Signore a “amministrare il diritto e la giustizia” con favore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in umanità, verso i quali egli “nutre un amore eterno”. Espressioni di questa vocazione sono la nostra riflessione, il nostro impegno per favorire una cultura della legalità in questo nostro povero “bel paese” così pesantemente compromesso con l’illegalità, la furbizia, il quieto vivere, il “tanto fanno tutti così”, nonostante lo scoraggiamento che nasce da tutto questo».