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La sposa bambina

In India il 18% delle ragazze è costretto a sposarsi prima dei 15 anni a causa dell’estrema povertà. Grazie all’intervento di Compassion in collaborazione con le chiese locali tante ragazze possono sfuggire a questo destino

Quando il fratello maggiore venne a prenderla, Mamoni ebbe il presentimento che qualcosa non andasse. “Cos’è successo? Perché devo già tornare a casa?”, gli chiese. La ragione fu immediatamente chiara appena solcata la porta di casa. Insieme a sua mamma, sorseggiando del tè, c’era una coppia. Non era una visita di cortesia: volevano che Mamoni (14 anni) sposasse loro figlio.

Spesso, nei villaggi rurali dell’India, le ragazze delle famiglie più povere sono costrette a sposarsi prima della maggiore età. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la percentuale di spose bambine indiane è tra le più alte al mondo.

Gli effetti negativi dei matrimoni infantili sono ben documentati: entro il primo anno di matrimonio, la maggior parte delle ragazze dà alla vita un figlio, con un alto tasso di complicazioni e mortalità. Partorire a una così giovane età, inoltre, aumenta i rischi di malnutrizione, sia per le mamme che per i bebè.

Assoggettate ai voleri dei mariti e delle loro famiglie, queste ragazze devono sopportare estremi carichi di lavoro: ridotte in schiavitù, diventano sempre più deboli, giorno dopo giorno.

Molti uomini, dopo poco tempo, perdono interesse nei confronti delle giovani mogli. Picchiate, umiliate e cacciate fuori di casa, non hanno altra scelta che ritornare a casa dei genitori, costrette a sopportare un’esistenza di vergogna e disonore.

Nella maggior parte dei casi, le ragazze non hanno alcuna possibilità di esprimere la propria opinione contro le decisioni delle famiglie, né di compiere scelte autonome.

È una vita che Mamoni cercava disperatamente di evitare. Quando sua mamma la presentò a due sconosciuti, cercò di convincersi che non sarebbe successo nulla: «Speravo di non essere di loro gradimento, in modo che il matrimonio combinato venisse annullato», racconta Mamoni. In realtà, stava tremando di paura.

«Quando dissero che gli piacevo, compresi di essere nei guai: non avrei più potuto realizzare i miei sogni».

Dare la propria figlia in sposa vuol dire una bocca in meno da riempire. La povertà è la principale causa dei matrimoni infantili e combinati. Questa pratica intrappola le ragazze in un ciclo di povertà senza fine, deprivandole di opportunità di studio o lavoro.

La mamma di Mamoni aveva buone intenzioni: voleva solo il meglio per la sua unica figlia. Così, quando la coppia mostrò interesse nei confronti della ragazza come moglie per loro figlio, la donna pensò di aver trovato una soluzione.

«Non siamo mai stati benestanti, mia madre voleva che mi sposassi presto», spiega Mamoni. «Questa coppia aveva tanti soldi e mia madre pensava che tutto sarebbe cambiato».

Secondo la mamma, trovare un marito per sua figlia adolescente – anche se illegale – avrebbe dato a Mamoni un futuro migliore. La ragazza, invece, sapeva che il matrimonio incombente avrebbe segnato la fine dei suoi sogni e della sua istruzione.

Mamoni ha sempre amato frequentare i corsi di sartoria organizzati al centro Compassion e il suo sogno è quello di diplomarsi e diventare insegnante. Impaurita, si rivolse a Merry, la sua insegnante preferita al centro Compassion. «Non preoccuparti – le disse – Parleremo con tua mamma».

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L’incontro tra la mamma e i responsabili del centro Compassion fu ben più di una semplice conversazione sul futuro di Mamoni. Esporsi contro i matrimoni infantili è una sfida a secoli di tradizioni: la stessa mamma di Mamoni fu data in sposa quando era ancora ragazza.

Gradualmente, col passare del tempo, la donna cambiò le sue intenzioni. Lo staff di Compassion le ricordò tutto ciò che sua figlia stava imparando – competenze che le avrebbero cambiato il futuro.

«All’inizio mia mamma non era molto convinta, ma grazie a Dio acconsentì a metter fine ai piani di matrimonio. Ora anche lei è contenta che io possa continuare negli studi», racconta Mamoni.

Era così felice che saltava di gioia, ma comprese appieno la portata di questa buona notizia solo quando partecipò a un progetto sui vestiti da sposa tradizionali. Dopo aver realizzato gli abiti, li indossò: «Questa esperienza mi fece capire cosa vuol dire essere una sposa bambina. Se fossi stata data in matrimonio, avrei dovuto vestirmi così e non avrei più potuto essere libera di vivere la mia infanzia».

Oggi Mamoni è a scuola, nel luogo dove più ama stare: ogni giorno è sempre più vicina al suo sogno – aiutare i bambini. «Voglio diventare insegnante e sostenere i bambini poveri, proprio come è successo a me».

Sa già quali consigli dare ai suoi futuri studenti: «Dirò loro di concentrarsi negli studi, c’è tanto tempo per sposarsi».

Fotografie di Andy Meier