A Biella i più antichi rotoli di Torah al mondo
03 marzo 2016
L’eccezionale scoperta annunciata ieri dalla Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia
Da Moked
Sono giornate febbrili per Rossella Bottini Treves, che con tenacia e passione guida da diversi anni la comunità ebraica di Biella e Vercelli. L’occasione, questa volta, è davvero unica: il 6 marzo rientrerà nella Sinagoga di Biella, al Piazzo, l’antico Sefer Torah ( i tradizionali rotoli su cui viene trascritta la Torah) che, sfuggito ai ladri che hanno depredato alcuni anni fa il patrimonio della comunità è stato restaurato dal sofer (lo scriba che può trascrivere i testi sacri) Amedeo Spagnoletto.
E’ proprio di festa e di occasione unica per la comunità piemontese dobbiamo parlare perché da poche ore è giunta la risposta del direttore del Geochronology Laboratory dell’Università dell’Illinois, incaricato delle analisi per dare una datazione al documento, che lo colloca in una forbice di tempo compresa fra il 1220 e il 1270, con una datazione mediana del 1252. Ossia si tratta del più antico testo posseduto da una comunità ebraica italiana, e probabilmente del più antico Sefer Torah al mondo proveniente dall’Europa in possesso di una Comunità ebraica e ancora adatto alla lettura.
La riunione di Consiglio della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, che si è svolta ieri sera a Roma, si è aperta con «una notizia emozionante e di straordinaria importanza per l’ebraismo italiano». Così il presidente Dario Disegni ha annunciato l’esito dell’ analisi scientifica effettuata tramite un esame al Carbonio 14 sul Sefer Torah di grafia ashkenazita proveniente dalla sinagoga di Biella.
Il restauro del prezioso sefer, conservato dalla Comunità ebraica di Vercelli di cui Biella è una sezione, è un’iniziativa intrapresa dall’attuale Consiglio della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia nell’ambito della sua attività volta a promuovere il recupero, la conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio storico artistico ebraico italiano. «Non è raro imbattersi in sefer Torah molto antichi – ha sottolineato Spagnoletto, a cui si deve il ritrovamento, presentando il risultato dell’analisi al Carbonio al Consiglio Fbcei – ma in questo caso il rotolo è rimasto completamente integro, senza che una sola pergamena sia stata sostituita dal 1250 a oggi». Una condizione straordinaria, ha evidenziato il sofer, in virtù della quale il restauro del rotolo è stato un’operazione particolarmente delicata, che ha compreso la pulitura delle pergamene, il riempimento delle lettere che presentavano cancellature o fenditure dell’inchiostro e il restauro di tutti i fori di tarli con pasta di pergamena e riempimento delle lettere spezzate. Il rischio, ha spiegato Spagnoletto, era che intervenendo sulle stile medievale, si potesse alterare la struttura del sefer e renderlo non casher, ossia inadatto alla lettura. Una caratteristica, quest’ultima, che ne accresce ulteriormente il valore: «Siamo in presenza del più antico sefer il cui uso rimane ancora oggi quello per cui è stato creato – le parole di Spagnoletto – a differenza di altri ritrovati che hanno invece oggi una destinazione museale, o sono conservati in biblioteche e da istituzioni esterne alle Comunità ebraiche».
Il manoscritto proviene «dalla culla dell’Europa, da una zona che va dal nord Italia alla valle del Reno», ha aggiunto il sofer. Per questo «da oggi parte una azione che non è più solo di recupero ma anche di analisi», per stabilire quale sia stata la storia che lo ha portato nella sinagoga di Biella. Particolarmente significativo, ha sottolineato anche il presidente Disegni, anche il fatto che il bene culturale più antico e prezioso sia stato trovato «nella più piccola sezione della più piccola Comunità ebraica italiana, dimostrando che anche la realtà di dimensioni più ridotte può dare un contributo molto rilevante».
Un accento è stato quindi messo sulla necessità di trovare nuove risorse per finanziare questo importante restauro. A fronte del grande valore del sefer, ha sottolineato Disegni, «si tratta di un progetto di piccole dimensioni attuabile con un budget non eccessivo, che riflette una precisa politica del Consiglio della Fondazione». Per sostenerlo, negli scorsi giorni è stata lanciata anche una campagna di crowdfunding – una prima volta per il mondo culturale dell’ebraismo italiano – che permette di ricevere donazioni «anche di modesta entità ma allo stesso tempo provenienti da una molteplicità di soggetti». Con difficoltà ad ottenere fondi pubblici, Disegni ha osservato come in tutte le realtà culturali del paese si stanno cercando modalità alternative per reperire i finanziamenti per progetti e iniziative e il crowdfunding è diventato uno dei più diffusi grazie ai risultati già raggiunti. «Crediamo che sia utile avvalersene anche nell’ambito dell’ebraismo italiano – ha affermato – con una campagna rivolta a tutti».
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