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Il Tar dell’Emilia: no alle benedizioni delle scuole

La sentenza, senza precedenti giuridici, è seguita al ricorso di insegnanti e genitori che un anno fa si erano opposti alla benedizione pasquale degli ambienti scolastici

Siamo a Bologna ed è il gennaio 2015. I sacerdoti di Santa Maria della Misericordia, San Giuliano e Santissima Trinità, propongono all’Istituto comprensivo 20 adiacente alle loro parrocchie una benedizione pasquale degli ambienti scolastici.

Fanno parte dell’Istituto comprensivo tre scuole del quartiere S. Stefano, una media e due elementari. Ma se le “Rolandino” e le “Carducci” sorvolano, un nutrito gruppo misto di genitori ed insegnanti delle “Fortuzzi” optano per il braccio di ferro: contro a «un’iniziativa discriminatoria che calpesta la laicità dello Stato» viene coinvolto il comitato “Scuola e Costituzione” e steso un ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar).

Incalzato dalle polemiche che dalla cronaca locale raggiungono la stampa nazionale, il consiglio d’istituto decide a maggioranza (solo due i voti contrari) di autorizzare le benedizioni, ma in orario extra-scolastico, soltanto per quelle famiglie desiderose di accompagnare i propri bambini. Poi la Pasqua passa e la querelle si placa. Ma il ricorso ormai è depositato, procede e giusto ieri, nel primo giorno della quaresima dell’anno dopo, la sentenza del Tar accoglie il ricorso dei genitori e annulla la delibera con cui il consiglio scolastico aveva autorizzato la benedizione delle aule.

Dopo aver premesso che il principio costituzionale della laicità «non significa indifferenza di fronte all’esperienza religiosa, ma comporta piuttosto equidistanza rispetto a tutte le confessioni», la sentenza stesa dai giudici Italo Caso e Giuseppe Di Nunzio afferma che la scuola «non può essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno – secondo scelte private di natura incomprimibile – e si rivelano quindi estranei ad un ambito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni».

La decisione del Tar ha scatenato reazioni di segno opposto. Se Giovanni Prodi, presidente del consiglio d’istituto che un anno fa aveva dato via libera alle “benedizioni fuori orario”, si è limitato a definirsi «amareggiato» rimandando ogni commento di merito a dopo la lettura della sentenza, Monica Fontanelli, una delle voci di punta dei ricorrenti, ha commentato: «Con l’accoglimento del nostro ricorso si è affermato un principio importantissimo, non solo per la scuola di Bologna, ma per la scuola italiana. L’indicazione è estremamente chiara: la scuola è laica. A scuola si insegna a vivere insieme, si fa cultura. Le pratiche religiose restano fuori. È stato affermato un principio della Costituzione».

Nelle sue vesti istituzionali, Daniela Turci, consigliera Pd e preside dell’Istituto comprensivo 20, ha dichiarato: «Prendo atto della sentenza. Non giudico. Attendo di capire quali passi possano essere intrapresi. Mi confronterò con l’avvocatura di Stato e con gli uffici dell’Ufficio scolastico regionale».

Images ©iStockphoto.com/haryigit

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