Siamo figli e figlie di Dio!
12 febbraio 2016
Un giorno una parola – commento a Giovanni 1, 12
Avverrà che invece di dir loro, come si diceva: «Voi non siete mio popolo», sarà loro detto: «Siete figli del Dio vivente»
Osea 2, 1
A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio
Giovanni 1, 12
Essere Figli di Dio, che bella affermazione! Ci possiamo chiamare figli e figlie di Dio grazie a Gesù che ci ha resi suoi fratelli e sorelle. Se solo per un attimo ci soffermiamo su questa espressione possiamo sentirne subito tutto il peso della responsabilità e poi la leggerezza. Essere figli e figlie di Dio vuol dire appartenergli e ricevere l’eredità di condividere l’onere del creato. Siamo responsabili, abbiamo tanto lavoro da compiere e ci dobbiamo sentire pronti ad intervenire contro ogni ingiustizia e iniquità. Non possiamo stare con le mani in mano, non possiamo essere indifferenti al dolore del mondo. La leggerezza sta nel fatto che nulla in realtà dipende da noi, Dio ci accompagna nel nostro cammino e ci sostiene. Non siamo soli, condividiamo il lavoro con altri e per quanto sbagliamo, il progetto di Dio non verrà mai meno. Nella storia biblica Dio ha dimostrato di avere grande pazienza e ha trattato il suo popolo come una madre benevola, pronta a ricominciare e a rinnovare la sua alleanza con l’umanità, senza mai stancarsi.
Come figli e figlie, non siamo sempre obbedienti, spesso ci dimentichiamo della Parola del Signore e facciamo di testa nostra. Ma possiamo rimediare, ogni volta che ci rendiamo conto dei nostri errori, veniamo accolti a braccia aperte e possiamo iniziare di nuovo il nostro cammino. Ogni giorno può risplendere un arcobaleno in qualche luogo della terra. Quando avviene lo guardiamo con ammirazione e desideriamo fermarlo dov’è con una fotografia. Raramente ci ricordiamo che l’arcobaleno segna il patto di Dio con l’umanità rinnovato più volte, fino alla morte in croce di Gesù, sacrificato per noi disobbedienti e separati da Dio, ma mai abbandonati o lasciati soli. Dio ci accoglie e ci chiama suoi figli e figlie, malgrado le nostre inadempienze.