Seminare allegrezza
26 gennaio 2016
Un giorno una parola – commento a Salmo 65, 8
Tu fai sgorgare canti di gioia dall’oriente all’occidente
(Salmo 65, 8)
Il carceriere si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio
(Atti 16, 34)
Canti di gioia? E perché mai dovremmo gioire e rallegrarci? Anche se viviamo una relativa calma e un cauto benessere nella zona del mondo che abitiamo, ci angoscia un crescendo di situazioni intollerabili: la miseria di gran parte dell’umanità con ingiustizie e disparità incredibili. Guerre sempre più micidiali, genocidi, distruzione dell’ambiente, odio crescente per chi è diverso. Milioni di persone fuggono dalla fame, dalla guerra, dall’odio, decine di migliaia muoiono in questa fuga. E chi ha il potere effettivo non fa nulla per evitare tutto ciò.
I canti di gioia non sgorgano né in Oriente né in Occidente. Dunque la Scrittura è bugiarda o perlomeno ingenua ed illusa? O Dio non fa sgorgare più nulla, o non ne ha più la forza, travolto dalla malvagità di quell’essere che ha pensato di creare a sua immagine?
“Dov’è il tuo Dio?” chiedono al Salmista i suoi nemici.
Noi osiamo credere che la gioia possa esistere ancora e che le parole di un altro salmista siano vere: “Tutte le fonti della mia gioia sono in Te”. Vogliamo riscoprire dentro di noi, attorno a noi, nella creazione di Dio, e in ogni persona che incontriamo sul nostro cammino le gocce di questa felicità che affiorano come sorgenti d’acqua preziose in un terreno arido. Questa è la fede in Dio, non l’adesione a una dottrina o a convinzioni non negoziabili, ma l’accettazione della vita anche con le sfaccettature negative, perché la vita è nelle mani di Dio, che non è morto, ma vive e ci fa vivere anche oltre il tempo che ci tocca su questa terra, sia un giorno, siano cent’anni.
Se abbiamo incontrato questo Dio nella nostra esistenza dobbiamo fare fronte comune e imparare, con la guida del Suo Spirito, a parlare di gioia, seminare allegrezza, condividere felicità, costruire occasioni di festa: è un capovolgimento totale delle nostre tendenze, delle nostre abitudini, di tutto quello che ci sembra di avere appreso dalla vita. È la conversione, lo scoprire che anche nelle situazioni peggiori nulla può separarci dall’amore di Dio.