L’eco delle bombe del Burkina Faso arriva anche nel Pinerolese
18 gennaio 2016
I racconti del vescovo Piergiorgio Debernardi e di Amadou Cissè
C’è uno stretto legame fra il Pinerolese e il Burkina Faso, un legame di cooperazione che nasce all’inizio degli anni 2000. È naturale quindi che i boati delle bombe nel cuore della capitale di sabato scorso si siano sentiti anche qui. 29 morti di 18 nazionalità diverse, nell’attacco rivendicato da Al Qaeda nel cuore di Ouagadaougou, capitale dello stato africano del Burkina Faso: l’assalto nel cuore della capitale, nell’hotel Splendid.
E l’eco delle bombe è stato ancora più forte in quanto una delegazione del pinerolese era presente proprio nella capitale, in procinto di tornare in Italia. A guidarla Adriano Andruetto, organizzatore e mente storica del progetto di cooperazione che è nato coinvolgendo alcuni comuni pinerolesi e poi le due chiese: prima la cattolica e poi quella valdese con alcuni progetti Otto per Mille dedicati in particolare all’agricoltura ma anche ad altri ambiti. Della delegazione faceva parte anche il vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi. «Eravamo nel nostro hotel, in procinto di dirigerci all’aereoporto dove ci aspettava il volo per tornare in Italia poco prima della mezzanotte. Dall’hotel dovevamo partire attorno alle 21,30 ma abbiamo udito i primi colpi e esplosioni alle 20. Abbiamo avuto poche informazioni riguardo a ciò che stava succedendo e ci siamo diretti ugualmente in aereporto, dove la situazione era decisamente più tranquilla e dove lentamente siamo venuti a conoscenza dell’attentato e del numero di vittime. C’è stata molta paura ma ringraziando Dio siamo riusciti a tornare in Italia il giorno dopo. Bisogna sottolineare che le forze dell’ordine hanno velocemente messo in sicurezza l’intera zona e la situazione era sotto controllo», racconta il vescovo.
La delegazione pinerolese aveva in precedenza visitato i vari progetti. «Ogni anno, dopo l’Epifania, ci rechiamo in Burkina Faso – aggiunge Debernardi – per seguire da vicino i vari progetti e personalmente per seguire da vicino i contatti con la diocesi di Dori. Sapevamo di essere in una zona denominata “rossa” ma non per questo abbiamo pensato di fermarci. I pericoli ci sono ma si va avanti lo stesso, nella zona i progetti di cooperazione nell’ambito agricolo e scolastico sono molto importanti e mirano ad aiutare la popolazione locale a diventare stanziale e non nomade fornendo loro gli strumenti necessari».
In Burkina Faso vive e lavora anche Amadou Cissé, insegnante e responsabile del settore educativo della zona di Gorom-Gorom che nell’estate scorsa ha visitato il Pinerolese per ringraziarlo per il suo sostegno e per invitarlo a non interrompere l’attiva collaborazione. Inoltre un altro progetto è stato avviato con il Collegio Valdese di Torre Pellice. Raggiunto telefonicamente, ci ha tranquillizzato sulla situazione in Burkina Faso. «Stiamo bene, tutto è tornato nella norma. Nella zona di Gorom-Gorom non ci sono stati attentati dinamitardi ma sono stati uccisi due agenti delle forze dell’ordine. Oggi tutte le scuole sono regolarmente aperte e la vita procede normalmente. In Burkina Faso la situazione è tornata a essere normale; i pericoli arrivano dall’estero, qui la cooperazione fra noi e con gli amici, come voi italiani, funziona. E ne approfitto, anche in questa occasione, per ringraziare tutto il territorio del Pinerolese e chi, in prima persona, si dedica alla cooperazione».