Trivelle davanti alla Puglia: le preoccupazioni restano
15 gennaio 2016
Continua il dibattito sulle nuove possibili trivellazioni nel nostro Paese
A fine dicembre il ministero dello Sviluppo economico ha concesso ad alcune aziende petrolifere il permesso per fare prospezioni al largo delle isole Tremiti. A settembre dieci Regioni hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa e sul territorio. Dopo le polemiche da parte della Regione Puglia e delle associazioni che si occupano di ambiente, la ministra Guidi ha ribadito che si tratta solo di indagini per sondare la fattibilità delle trivellazioni, non riuscendo a calmare le preoccupazioni.
Abbiamo commentato la notizia con Raffaele Loconte, predicatore locale e membro del Consiglio di chiesa della comunità valdese di Cerignola che si è occupato spesso di tematiche ambientali nella sua città.
Cosa pensa di questo dibattito?
«Mi ha turbato il fatto che su queste questioni non ci sia sintonia tra lo Stato centrale e le Regioni. Ultimamente ho seguito la richiesta di referendum da parte delle 10 regioni su questo tema. Personalmente sono contrario all’uso dell’ambiente per questioni economiche: è il bene principale che abbiamo, va tutelato e deve venire prima di tutto il resto. Sono d’accordo con la levata di scudi che c'è stata, sebbene la ministra Guidi abbia sottolineato che l’autorizzazione non è per l’estrazione del petrolio, ma per la ricerca: detto questo sappiamo che se il petrolio viene individuato, si è tentati di fare trivellazioni. Una preoccupazione legittima è che si metta al primo posto il fatto economico in sé, trascurando il bene comune. I dati del turismo in Puglia nell’ultimo periodo sono positivi e confermano l'attenzione crescente al patrimonio della regione».
In che modo le chiese pugliesi sono coinvolte?
«Posso dire che una delle aree più bistrattate per quanto riguarda l’ambiente è la zona di Taranto, per la presenza dell’Ilva e dell’inquinamento relativo. La comunità valdese della città da anni si interessa dei temi ambientali, collabora con Legambiente e con il mondo che si mobilita sui temi dell’inquinamento. Noi siamo toccati un po’ meno, ma in ogni comunità ci sono dei fratelli e delle sorelle interessati. Le chiese ci sono e sono preoccupate per quello che può avvenire nel prossimo futuro».
Dunque l'ambiente è importante per le chiese pugliesi?
«Sì, e non solo per l’Ilva o per le trivellazioni, ma anche per questioni come la raccolta differenziata, con dati preoccupanti da poco pubblicati da Legambiente: molte città la praticano poco e manca un organismo unico per la gestione, le discariche esauriscono la loro capienza, la preoccupazione per l'inquinamento degli inceneritori cresce, così come quella per le malattie collegate. Anche come comunità dobbiamo fare la nostra parte in questo processo di cambiamento, un approccio più responsabile alla vita e agli stili di vita che ognuno di noi ha. Dal punto di vista culturale le nostre comunità si possono mettere in gioco pienamente».