Dio ci conosce nel profondo
15 gennaio 2016
Un giorno una parola – commento a Geremia 12, 3
Signore, tu mi conosci, tu mi vedi, tu provi quale sia il mio cuore verso di te
(Geremia 12, 3)
Non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio
(I Corinzi 4, 5)
Il linguaggio confidenziale usato da Geremia nel suo libro nei confronti di Dio, il suo coinvolgimento strettamente connesso con i fatti da lui narrati, l’impulso emotivo celato dietro ai suoi discorsi sono rari, se non unici, in tutto l’antico testamento: Geremia è immerso interamente nel messaggio da lui proclamato ad Israele. I suoi eventi, le sue scelte, i suoi stati d’animo, la sua stessa vita ci presentano un profeta vivo, non relegato al suo ruolo di annunciatore della Parola di Dio o di cronista del suo tempo. Geremia non si risparmia: grida a Dio, si stupisce di Dio, lotta per Dio, soffre per Dio. E per questo si rivolge a Lui osando chiedere ciò che forse noi oggi non riusciremmo a chiedergli; apre un dialogo con l’Eterno, certo che le sue risposte non tarderanno ad arrivare e che certamente riusciranno a spiegargli il perché di tanta sofferenza. Geremia sa che Dio lo conosce meglio di chiunque altro al mondo, sa di essere nei suoi pensieri da prima che fosse formato nel grembo di sua madre (1, 5). Ed osa chiedere. E Dio, che conosce il suo cuore e lo ama così com’è, risponde.
Quante volte abbiamo dubitato della presenza di Dio nella nostra vita perché le circostanze ci hanno fatto perdere di vista il nostro legame con lui? Quante volte, aggravati dal peso del nostro peccato, ci siamo fatti giudici di noi stessi, privandoci della grazia di Dio che purifica e ristora l’anima? Ma Dio, che ci conosce nel profondo, è venuto in nostro soccorso con il suo unico Figlio; l’immagine del Dio inavvicinabile e distante è caduta in Gesù, il sommo sacerdote, colui che ha simpatizzato con le nostre debolezze (Eb 4, 15) e che per primo ha provato le nostre stesse difficoltà, non risparmiandosi fino alla fine nel presentarci il volto amorevole e misericordioso del Padre.