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La parola evangelica

Un giorno una parola – commento a I Timoteo 4, 16

Le mie parole che ho messe nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca, né dalla bocca della tua discendenza
Isaia 59, 21

Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose perché, facendo così, salverai te stesso e quelle che ti ascoltano
I Timoteo 4, 16

A prima vista, sembra un po’ strano che Timoteo possa salvare se stesso e quelli che lo ascoltano (I Tim. 4, 16), con un po’ di perseveranza e di applicazione nell’insegnamento. Sembra riduttivo in generale, e va contro la dottrina della salvezza per sola fede, in particolare. Sennonché, Timoteo non era un docente universitario, ma un vescovo, e non teneva lezioni accademiche – come invece fanno a volte i vescovi oggi. Che cosa insegnava, quindi? Probabilmente, annunciava e spiegava quel che i cristiani hanno annunciato e spiegato nel corso dei secoli: l’Evangelo di Gesù Cristo, la Parola di Dio. Una storia? Certamente; una dottrina? Pure; una prassi? Anche, e nello stesso molto di più: la possibilità di una vita nuova, la promessa di vita in abbondanza, l’annuncio di vita eterna. E questo, non come risultato di un’intera esistenza di stenti, automortificazioni e penitenze, ma quale dono di Dio. Al banchetto di nozze, gli invitati non hanno acquistato e cucinato i cibi, non pagano il conto, ma mangiano e condividono gratuitamente la gioia degli sposi. Il Dio bizzoso e collerico che sembra tanto assomigliare al Numero Uno del fumetto Alan Ford, è in realtà un padre misericordioso, una brava massaia, un pecoraio scrupoloso, un servo sollecito, un datore di lavoro generoso… Un modello irraggiungibile e, nello stesso tempo, quanto mai prossimo, cui poter tendere la mano in ogni circostanza.

Questa conoscenza di Dio – non teorica ma pratica – è l’insegnamento che siamo chiamati sempre e di nuovo a impartire. Certo, dobbiamo prima di tutto trasmettere, come l’abbiamo ricevuto anche noi, (I Cor. 15, 3) una serie di fatti e nozioni. Ma l’autenticità della nostra testimonianza non sta, per esempio, nel saper citare l’intero Nuovo Testamento a memoria; né la sua efficacia sta nell’essere memorizzato da chi ascolta. La parola evangelica diventa operante quando è creduta, e può essere creduta solo quando è sperimentata come vera. Si tratta di una conoscenza che, come scrive l’apostolo Paolo, è: «da fede a fede» (Rom. 1,17). Non parole umane, per quanto rispettabili, ma la Parola di Dio: fonte di salvezza.

Foto via PIxabay